Elezioni USA: Voto popolare vs. Electoral College
(Ragion Politica, 5 novembre 2004)
Il risultato delle elezioni americane ha portato più sofferenza
e dolore alla sinistra italiana che ai Democratici americani. Il gesto
nobile di Kerry che dichiara di essere stato “battuto” e che, nel complimentarsi
con Bush per la sua vittoria gli assicura fedeltà sua e di tutti i
Democratici, è un gesto inimmaginabile per un candidato sconfitto
della sinistra italiana.
E meno male che Bush questa volta abbia vinto anche col voto popolare,
addirittura con un sopravanzo di quasi 4 milioni di voti! Se no, chissà
quali prediche avremmo dovuto subire sul deficit di democrazia nel sistema
elettorale americano coi suoi Grandi Elettori! Veramente anche molti americani
si lamentano dell’Electoral College e lo vorrebbero cambiare. Sono
tanti a parlarne, ma non tutti conoscono o capiscono il meccanismo o il motivo
per il quale cambiarlo è molto difficile.
Per intendere meglio bisogna partire dal disegno delle due Camere
fatto dai Padri Fondatori. La House of Representatives fu costituita
per rappresentare la popolazione come entità numerica. Vi sono
435 representatives divisi fra gli Stati secondo, appunto, la popolazione
di ogni Stato, che, a sua volta, è diviso in distretti elettorali.
Questo per dare una rappresentanza proporzionale alla popolazione di ogni
singolo Stato e dentro il territorio di ogni Stato. Quando la Costituzione
fu scritta ogni congressman rappresentava 30.000 abitanti; oggi ne
rappresenta più di 650.000. Ogni volta che viene eseguito il
censimento, c’è una ridistribuzione del numero assegnato ad ogni Stato
in base all’aumento o diminuzione della popolazione di ciascuno.
Il Senato, invece, fu disegnato come uguagliatore fra gli Stati.
Esso è formato da 100 Senatori, 2 da ogni Stato. In questo modo,
che uno Stato sia piccolo o grande territorialmente o in termini di popolazione,
non ha nessuna importanza: nel Senato tutti gli Stati sono uguali.
E ciò per dare la parità agli Stati meno popolati in almeno
una delle due istituzioni, per bilanciare la disparità che esiste
fra gli Stati nella House.
Tornando al discorso dell’Elettoral College, ad ogni Stato viene
assegnato un numero di Grandi Elettori che corrisponde al numero totale dei
rappresentanti di ogni Stato nelle due Camere. Per esempio, se la California
ha 55 Grandi Elettori, ciò significa che ha 53 rappresentanti nella
House of Representatives più 2 senatori. Il Montana, che ha
solo 3 Grandi Elettori, ha 1 rappresentante nella House e 2 nel Senato.
Bisogna ricordarsi che gli Stati degli Stati Uniti erano entità
separate che decisero di unirsi come nazione dopo aver fatto una rivoluzione
per liberarsi della monarchia britannica. Perciò erano molto
gelosi delle loro libertà locali e restii a cedere troppe libertà
ad un governo centrale. Il sistema elettorale riflette questa riluttanza.
Anche se tutti gli americani vanno a votare lo stesso giorno, col sistema
dell’Electoral College è come se ogni Stato votasse per conto proprio
l’unico ufficio che viene eletto dall’intero Paese, ossia il Presidente.
Per esempio, se un candidato vince il voto popolare della Florida,
vince l’insieme dei suoi Grandi Elettori, ossia 27, e questo anche con un
solo voto popolare di scarto. E’ quello che nelle democrazie sia chiama
sistema maggioritario, “winner takes all”, chi vince prende tutto.
Si sommano in seguito i risultati dei Voti Elettorali di ogni candidato in
ogni Stato: chi raggiunge 270 Voti Elettorali viene eletto Presidente.
Può quindi capitare, com’è successo 4 volte nella storia degli
Stati Uniti, che un canditato vinca il Voto Electoral College e accede alla
Casa Bianca, pur avendo perso il voto popolare come somma dei voti dell’intera
nazione.
E’ come se un giorno si decidesse di far votare agli Europei per
eleggere il Presidente della Commissione Europea. Ogni Paese
voterebbe per conto suo, assegnando ad ogni Paese un numero di Voti Elettorali
in funzione alla grandezza del territorio e della sua popolazione.
Pensando al sistema riferito all’Europa, forse è più facile
a concepirlo perché l’Europa è, in effetti, formata da nazioni
distinte.
Gli americani, però, non sentono più un così
forte distacco fra Stato e Stato e, quindi, molti sarebbero favorevoli all’eliminazione
dell’ Electoral College in favore al voto popolare. Perché allora
non si fa?
Intanto perché molti Stati, quelli meno popolati, perderebbero
un peso falsato che gioca completamente al loro favore. Paragoniamo,
per esempio, la California con i suoi 55 Grandi Elettori con il Montana con
i suoi 3. Senza il sistema dei Grandi Elettori, ogni Stato vale quanto
il suo numero di abitanti votanti. La California perderebbe un
valore aggiuntivo che corrisponde a 2/55esimi, ma il Montana, invece, ne
perderebbe 2/3!
Cambiare il sistema richiede un emendamento alla Costituzione
che deve essere proposto da una maggioranza qualificata di 2/3 delle due
Camere (357) e poi ratificato da ¾ degli Stati (38). Sono state
avanzate molte proposte per cambiare il processo elettorale per eleggere
il Presidente, però nessuna è mai passata al Congresso per
essere poi ratificato dagli Stati. Gli Stati che preferiscono lasciare
le cose come stanno sono troppi perché passi la proposta in prima
istanza!
Certo che, però, se questa volta Kerry avesse preso i Voti
Elettorali dell’Ohio e fosse diventato Presidente degli Stati Uniti avendo
perso il voto popolare con uno scarto di quasi 4 milioni di voti a vantaggio
di Bush, credo proprio che sarebbe stata la volta buona che i Grandi Elettori
sarebbero stati mandati a casa per sempre!
Return to home page Return to list
Editors interested in subscribing to this syndicated column may request information by sending an e-mail to: giogia@giogia.com