Italian Perspectives                                    
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

In nome della trasparenza: Condi, Bush, e Cheney, sì che “ci stavano”   (Legno Storto, 9 maggio 2004, Il pungolo, 5 maggio 2004)

Avete visto la scena con Condoleezza Rice che si recava a farsi interrogare dalla commissione sull’11 settembre?  Lei sì, che “ci stava” a farsi interpellare, per amore della trasparenza, poiché il pubblico americano ha il diritto di sapere.  Come poi, hanno fatto anche Bush e Cheney, anche se non sotto giuramento.  Purtroppo, però, trattandosi di argomenti molto sensibili per la sicurezza nazionale, anche i nostri nemici potrebbero arrivare a sapere cose che preferiremmo che non sapessero. 

Fassino, Dini, Prodi e Ciampi non hanno questo dilemma sulla loro coscienza.  Se “ci stessero” loro a farsi interrogare dalla commissione Telekom Serbia non metterebbero a repentaglio la sicurezza nazionale.  Anche i cittadini italiani hanno il diritto di sapere perché questi signori hanno deciso di fare “affari” con un dittatore sotto sanzioni internazionali qual era Milosevic.  E visto che la vicenda fu tutt’altro che un “affare” per i contribuenti italiani che lo hanno finanziato contro la loro volontà e a loro insaputa, a maggior ragione meritano qualche spiegazione.  Per non parlare della fine che hanno fatti i soldi dei conti che non tornano.  Ma questa, veramente, è un'altra storia.  Intendevo parlare di tutt’altro. 

Avete visto quel sorriso e abbraccio fra la Condi e il suo predecessore, Sandy Berger, il Consigliere della Sicurezza Nazionale sotto l’amministrazione Clinton?  Era un sorriso e un abbraccio di complicità pulita, un linguaggio del corpo che diceva tutto:  sotto il vostro mandato, voi avete fatto tutto quello che avete potuto fare con l’informazione (e l’immaginazione!) che avete avuto e coi limiti che imponevano l’opinione pubblica e gli Stati della comunità internazionale.  Noi altrettanto.  E’ giusto che si faccia una commissione per fare chiarezza.  E’ giusto che ci interroghiamo su ciò che non abbiamo visto o previsto e sulle cose alle quali abbiamo dato troppo poca importanza affinché possiamo evitare errori futuri.  Ma noi stiamo dalla stessa parte.  Il nemico è un altro.  E sappiamo benissimo quale è.

In Italia invece, continuano a non capire quanta sia alta la posta in gioco e chi è il vero nemico.  I problemi più grossi qui sono quelli di determinare a quante manifestazioni per la pace si può partecipare, e se quella per la pace possa essere contro il terrorismo, e se quella contro il terrorismo possa essere per la pace, e chi ha il diritto di andare a quale manifestazione e chi può manifestare e con chi.  Neanche la presa degli ostaggi e la morte di uno di loro ha fatto capire che non è né con le beghe interne né con le manifestazioni di piazza che si sconfiggerà il terrorismo.  E’ solo il cemento di sentirsi “un popolo”: italiani, europei, occidentali che ci potrà salvare.


Return to home page                  Return to list

Editors interested in subscribing to this syndicated column may request information by sending an e-mail to: giogia@giogia.com