Le televisioni in un Paese serio
(Ragion Politica, 4 giugno 2004)
“L’Italia sarà un Paese serio quando si potrà conoscere
l’ora esatta dall’inizio di qualunque programma televisivo”. Parole
di Silvio Berlusconi tanti anni fa alla presentazione dei palinsesti dei
suoi programmi televisivi al Castello di Rivoli per i pubblicitari torinesi.
Non so in quanti capirono la portata delle sue parole. Io, grazie alla
mia terra d’origine, sì.
Questa sua esternazione mi aveva, appunto, trasportato alla mia
infanzia in Massachusetts. Avrò avuto 4 o 5 anni e avevo appena
imparato a leggere l’ora sull’orologio. Ero seduta in salotto con mia
mamma e volevamo sapere l’ora esatta perché avevamo un appuntamento.
Mia mamma ha acceso la televisione e, dopo un secondo, ha detto che erano
le 4 (PM) in punto. Mi sembrava che fosse una maga! Non riuscivo
a capire come poteva accendere la televisione e dire l’ora esatta.
Non c’era allora, naturalmente, il televideo. Senza chiedere spiegazioni,
corsi in cucina per vedere se aveva ragione. Un po’ era la mia esigenza
di una verifica immediata, un po’ era anche una scusa, perché in cucina
c’era un orologio a forma di gatto, con la coda che faceva tic-toc, per cui,
per me, ogni scusa era buona per andare a controllare l’ora. Ritornai
da mia mamma dicendo: “Ma come facevi a saperlo? Sono le 4 in punto.
Come facevi a sapere che non erano le quattro e dieci o le quattro meno cinque?”
Lei spiegò che quando ha acceso c’era un programma che stava iniziando,
e che tutti i programmi iniziano sempre o all’ora o alla mezz’ora in punto,
mai un minuto prima, mai un minuto dopo. Quando Berlusconi pronunciò
quelle parole, mi sembrò che fosse stato lì quel giorno con
me e mia madre.
Come sappiamo tutti, i programmi televisivi in Italia continuano
a non permetterci di buttare via i nostri orologi e proseguono ad iniziare
come capita. Ma non è per questo che l’Italia non è un
Paese serio per quanto riguarda le sue televisioni. Il motivo è
un altro: è poco serio perché i programmi vanno in vacanza
insieme con quelle scolastiche.
Ditemi voi se è una cosa normale che nessuna televisione
abbia trasmesso per intero il discorso del Presidente del Consiglio alla
Convention di Forza Italia. Neanche le sue, spaventate come sono dai
poliziotti della par condicio! Eppure mi pare sia importante per il
popolo italiano sapere ciò che frulla nella testa del loro Premier.
Ditemi voi se è una cosa seria che tutti i talk show della
politica debbano calare i loro sipari appena si apre il primo ombrellone.
Se è una cosa professionale che essi chiudano la baracca e spengano
le telecamere per pensare alla tintarella con la convenzione del partito
di maggioranza del governo appena terminata. Con il Presidente americano
in arrivo. Con il passaggio di potere agli iracheni alle porte.
E con le elezioni europee dietro l’angolo. Insomma, minacciano
un attacco batteriologico negli Stati Uniti entro l’estate? Non importa,
ne parleremo ad ottobre.
Non dico che bisogna diventare workaholics come gli americani
e fare le cose 7 giorni su 7, 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno, anche
se tutto ciò non farebbe male al prodotto interno lordo. Ma
togliere la spina degli approfondimenti politici per quattro mesi in questo
momento critico della storia, mi sembra semplicemente folle.
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