Italian Perspectives                                    
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

Elezioni USA:  Il perché dell’Election Day   (Ragion Politica, 30 ottobre 2004)

Fra pochi giorni gli americani si recheranno alle urne come fanno ogni due anni per votare i loro rappresentanti della House of Representatives, ogni quattro per eleggere il Presidente e ogni sei per il Senato anche se per quest’ultimo ad anni scaglionati per garantire la continuità dell’istituzione.  Negli Stati Uniti non c’è mai dubbio sulla data delle elezioni:  si svolgono in anni pari il martedì dopo il primo lunedì nel mese di novembre.  Non è una data stabilita dalla Costituzione, ma da tre leggi del Congresso varate a partire dal 1845. 

Ma perché decisero per novembre?  Perché di martedì?  Perché quello dopo il primo lunedì?  La risposta in sintesi è: un riguardo verso le esigenze economiche e culturali dell’elettorato. 

Adesso andiamo nei particolari.  Perché si decise per il mese di novembre?  Quando fu varata la legge, gli Stati Uniti non erano ancora la società mobile e tecnologicamente avanzata che conosciamo oggi.  Non c’era ancora una rete di autostrade coast-to-coast e gli americani non prendevano l’aereo come altri prendono il treno.  In quei tempi il settore dell’economia più sviluppato non era quello dei servizi e dell’alta tecnologia, ma neppure l’industria.  Nel 1845 la società americana era prevalentemente agricola.

I legislatori, quindi, pensarono che novembre fosse il mese più conveniente per i contadini e per i lavoratori rurali per recarsi alle urne.  In primavera erano impegnati nella semina e in estate nel curare i campi e le piantagioni.  A novembre la vendemmia e le raccolte autunnali erano già terminate.  Il tempo era ancora abbastanza mite da permettere ai cittadini di spostarsi sulle strade che sarebbero state poco agibili durante i duri mesi d’inverno.

Ma perché scelsero proprio il martedì?  La maggior parte dei residenti rurali doveva percorrere una distanza notevole per recarsi alle urne.  Lunedì non era considerato un giorno ragionevole perché molti avrebbero dovuto cominciare il loro viaggio di domenica. Questo avrebbe interferito con le cerimonie religiose domenicali.

E perché scelsero il martedì dopo il primo lunedì?  I parlamentari volevano evitare che il giorno delle elezioni cadesse nel primo giorno di novembre per un motivo di riguardo verso una minoranza religiosa, ossia verso i cattolici che celebrano il giorno d’Ognissanti. 

Oggi, però, la maggior parte degli americani non vivono più nelle fattorie e i mezzi di trasporto sono molto migliorati.  Allora perché si continua a votare il martedì dopo il primo lunedì di novembre?

Tutto sommato la scelta di novembre non dispiace.  Le vacanze estive sono solo un ricordo, i giovani sono tornati a scuola e manca ancora qualche settimana alla festa nazionale di Thanksgiving.   Poi si dà il caso che la data si distanzia alla perfezione da quella fatidica del 15 aprile, la data di scadenza per pagare le tasse.  A sei mesi di distanza è passato abbastanza tempo per aver dimenticato la stangata ed è troppo presto per preoccuparsi di quella nuova. 

Quella del martedì, invece, trova dissenso.  Avendo osservato che la maggior parte degli altri Paesi nel mondo vota di domenica, c’è chi incolpa la scelta di martedì, giornata lavorativa, per le basse percentuali di partecipazione al voto.  Alcuni Stati dell’Unione, per esempio Delaware, Hawaii, Kentuck, Maryland, Montana, New Jersey, New York e Ohio, hanno deciso di risolvere il problema da soli dichiarando giorno di festa il giorno del voto, senza pretendere che si sacrifichi la sacralità della domenica.

Non c’è dubbio: la maggior parte degli americani di allora come quelli di adesso, furono e sono di fede cristiana.  Non bisogna dimenticare che le prime colonie furono fondate da persone che scapparono dalle persecuzioni religiose in Europa, e che, trovarono nel nuovo mondo il terreno dove esprimere in libertà la propria religione. 

Quindi, tutto questo riguardo verso le fedi religiose non dimostra un venire meno alla separazione tra stato e chiesa.  Anzi, non dovendo tener conto della gerarchia o del diktat di una chiesa di stato, si potrebbe dire che presero le loro direttive direttamente dall’alto: rendendo a Dio ciò che è di Dio, ossia la domenica, e a Cesare ciò che è di Cesare: tutti gli altri giorni della settimana, per esempio, martedì.


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