Italian Perspectives                                    
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

La Lilli fa flop alla CNN   (L'Opinione della Libertà, tagliata, 1 luglio 2004, Ragion Politica, integrale, 7 luglio 2004

L’ex-diva dei telegiornali della Rai ha esordito l’altro giorno sulla CNN come invitato di un talk show nella sua nuova veste di parlamentare europeo.  Non si può dire, però, che l’ex-star del prime time news abbia brillato.  Né il conduttore del programma né gli altri ospiti hanno sorvolato sulle sue esternazioni colme di contraddizioni o perdonato la sua insopportabile supponenza. 

La trasmissione era una di una serie di tre sul passaggio del potere agli iracheni:  American Pulse, Arab Pulse, e appunto European Pulse, il polso europeo sulla transizione, condotta da Richard Quest da Londra. 

Il programma è iniziato con un battibecco fra la Gruber e l’ex ministro degli esteri spagnolo Ana Palacio.  Palacio difendeva la decisione del suo governo di optare per l’azione, convinta che le poste in gioco erano e sono tali da esigere, appunto, azione e non procrastinazione.   Lilli, smorfiosa e sarcastica, ha detto, “Mi chiedo di quale poste in gioco parli visto che non c’erano le armi di distruzioni di massa né i collegamenti tra Al Qaeda e l’Iraq”.  La Palacio rispondeva alla domanda di Lilli con una sua, “Bene, Lilli, dimmi il nome di UNA persona che non fosse convinta che Saddam Hussein avesse le armi di distruzione di massa?”  “Io!” esclamò Lilli.  “Io ero in Iraq per tre mesi e non avevo niente per proteggermi contro una guerra chimica o biologica!”  Ed è solo la prima di molte volte che ci dirà con tanta tracotanza che lei c’era, che lei ha visto, che lei sapeva, che lei, che lei, che lei.

Alcuni altri ospiti erano di tutt'altra lega in confronto alla povera Lilli.  Lo storico Niall Fergurson, la politologa francese Nicole Bacharan, l’autore Frederick Forsyth e Josef Joffe, direttore del settimanale tedesco “Die Zeit”, tutti che si esprimevano in modo pacato con argomenti storici, politici e di Realpolitik.  La Gruber invece aveva solo il suo odio per l’America, l’odio per il governo italiano, e il suo solito ritornello:  Lei c’era.

Ad un certo punto erano in tre ad averla colta in contraddizione e non gliel’hanno fatta passare liscia.   Forsyth parlava dell’ipocrisia dentro l’Islam, riferendosi alla reazione del Islam quando Saddam Hussein letteralmente annientò 100,000 Shi’a:  un assordante silenzio.  “Lo stesso silenzio dell’Ovest”, ha intromesso Lilli, aggiungendo, “dai, nel 1991, abbiamo avuto l’occasione di far fuori Saddam Hussein.”  “La tua tanta amata ONU lo ha proibito!” le ha risposto Forsyth. E la Lilli senza averlo ascoltato, “Migliaia e migliaia di Shi’a.  Scusate, ma IO c’ero!” 

Poi quando Fergurson parla delle relazioni fra gli Stati Uniti ed Europa durante la Guerra Fredda, Lilli si intromette a sproposito.  Cambiando argomento dice, “Gli Stati Uniti avevano bisogno di un altro Paese, un Paese di fiducia, come l’Arabia Saudita, che non lo era più dopo l’11 settembre, un posto dove mettere i loro soldati, dove c’era petrolio…”  Ma Fergurson non glielo fa passare.  “Mi chiedo come mai Lilli sia così ostile a questa guerra.  Mi sembra che pochi minuti fa sostenevi che avremmo dovuto far fuori Saddam Hussein nell’91?”  E la sua non risposta?  Un attacco al governo italiano, naturalmente.  “Sì, ascoltate.  Non mi piace quando i miei leaders mi mentono.  E mi stavano mentendo.”  A quel punto sopraggiunge Joffe, “Non vedo perché non possiamo far fuori qualcuno nel 2003, che tu stessa volevi fare fuori nel 1991?”  E poi Fergurson, “E a proposito, Saddam Hussein aveva collegamenti coi terroristi, inclusi quelli di Al Qaeda, cosa su cui ti contraddicevi prima.”  Insomma non glie ne perdonavano una! 

Spesso parlava in circuiti chiusi di tante belle parole che non volevano dire niente:  “Parliamo dell’Europa e degli Stati Uniti, dobbiamo lavorare insieme.  Se non c’è un’Europa forte, non ci possono essere forti e credibili Stati Uniti nel mondo.” Oppure: “Ma noi Europei, conosciamo il mondo musulmano.  Conosciamo gli arabi.  Sappiamo come trattare con loro.  Quindi facciamolo.”  Voi capite che cosa intende dire con queste esternazioni?  Neanche quelli presenti alla trasmissione, e quindi l’hanno ignorata.

Insomma l’aria fritta altezzosa e rabbiosa si riesce a vendere benissimo ai girotondini di casa nostra. Nei salotti dei talk show anglosassoni, invece, quando apri bocca devi dire qualcosa.  Ed è preferibile che sia qualcosa di comprensibile e coerente.  Se no, ti castrano.


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