Italian Perspectives                                    
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

Lettera aperta a Gad Lerner (L'Opinione, 22 maggio 2004)
 
Come spesso succede “pictures speak louder than words”, le immagini parlano più forte delle parole e non è infrequente che siano proprio i vignettisti a scrivere gli editoriali più eloquenti ed incisivi. E’ successo l'altro giorno con Dino Manetta, che ha mandato una vignetta ad Alessandro Curzi, accompagnata da una lettera, e che Curzi, bisogna darne atto, ha avuto il coraggio di pubblicare sul suo giornale “Liberazione”. La vignetta ritrae la mano di un collaboratore che presenta al direttore di “Liberazione” la testa di un decapitato tenuta per i capelli, con ovvio riferimento al destino che è toccato a Nick Berg.

Nella nuvoletta il collaboratore informa: “direttore, ci sarebbe questa!” Il direttore, lo sguardo fisso sullo schermo del computer, ipnotizzato dalle immagini delle sevizie americane ad Abu Graib, gli risponde: “Buttala nel cestino”. Ecco, Signor Lerner, a mio parere Manetta avrebbe potuto benissimo sostituire il viso di Curzi con il Suo in quella vignetta, perché Lei, nell'ultima puntata del Suo “L'infedele”, ha fatto proprio questo: ha buttato la testa di Nick Berg nel cestino.

Nick Berg, americano come me ed ebreo come lei, era La Notizia della settimana scorsa. Lei, che fa sempre in modo che le puntate del suo programma siano sulla più stringente attualità, ha preferito puntare invece sulla notizia della settimana prima. E così facendo ha buttato la testa di Nick nel dimenticatoio della famigerata correttezza politica per occuparsi della ben più nobile, anche se ormai tritata, diffamazione del mio Paese. Compito che lei svolge con la gioia sulle labbra.

“Che cosa è successo all'America? L'orrore delle torture e la coscienza turbata dell'opinione pubblica statunitense”. Questo era il tema del suo programma. E per finto amore della par condicio, e per darle una mano a tale scopo denigratorio, ha invitato ben quattro americani residenti in Italia. Naturalmente invita sempre solo ed esclusivamente americani antiamericani o comunque americani che sono disposti a pronunciarsi senza mezzi termini contro la politica dell'attuale amministrazione. Così c'era il solito John Harper, docente della John Hopkins University a Bologna, il solito ornamento, la bellissima Kate Bush, kerriana dichiarata, un'altra bella bruna giovanissima, che però parlava così poco l'italiano che non si capiva che posizione potesse avere. E un'altra americana che, quando Lei ha cercato di metterle le sue parole in bocca, le ha risposto che non era così che la pensava, che non era quello che voleva dire.

Allora lei, Lerner, giustamente con la faccia imbarazzata per la contraddizione in diretta, ha pensato bene di toglierle la parola e si è guardato bene dal ridargliela. Quando esordì la sua trasmissione nell'ottobre del 2002, la prima puntata riguardava la politica estera degli Stati Uniti e la visione diversa degli europei. In quell'occasione furono solo Edward Luttwak, Giovanna Maria Maglie e Gianni Baget Bozzo in collegamento a difendere il mio Paese. Lei era alla ricerca di americani da inserire nella trasmissione e ne ha trovati di suo gusto, come quelli sunnominati.

So che anche il mio nome e i miei dati di reperimento furono segnalati alla sua redazione. Però, nessuno di loro mi contattò. Si vede che fecero bene le loro ricerche e scoprirono che non facevo al caso vostro. Troppo patriottica e troppo loquace. Se mi sbaglio, se non fu così, la invito a rimediare: mi inviti. Non si preoccupi troppo. Accetti pure la sfida. Può darsi che avrà lo stesso la meglio. Non sono appariscente. Sono piuttosto timida di fronte alla macchina da presa e mi esprimo molto meglio con la parola scritta. Ma così almeno potrà dire di avere dato voce ad un'altra America, quella che lei preferisce far finta che non esista, quella che non le permetterebbe di buttare nel cestino la testa di nessuno. 


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