Italian Perspectives                                    
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

Inviati mercenari    (Legno Storto, 6 maggio 2004

Vi ricordate un anno fa l’agghiacciante editoriale di Riccardo Barenghi che raccontava, sul Manifesto, come guardandosi allo specchio confessava che ciò che più sperava era il sacrificio di migliaia di vite di soldati e civili in Iraq, purché bloccasse il progetto politico americano?  E poi la lunga coda di arruolati ad assecondarlo nel suo desiderio luciferino:  Giovanni Berlinguer, che dichiarava che non sarebbe male se ci fosse una guerra lunga e sanguinosa perché se non fosse così gli Stati Uniti potrebbero avvantaggiarsene.  E poi Pietro Ingrao che si augurava “ardentemente che il popolo iracheno resista all'aggressore con tutte le sue forze” per ricordarne solo due.  

Se uno credesse nel voodoo o nella magia nera, potrebbe pensare che questi “signori” siano dei praticanti di altissimo livello, perché noi, che insieme alla “coalition of the willing”, pur non pensando che si andasse a fare una passeggiata nel bosco, certo speravamo che l’Iraq sarebbe stato già sulla buona strada della democratizzazione e modernizzazione delle sue infrastrutture.  E se non fosse per tutti i sabotatori, sarebbe così. 

Invece hanno vinto loro. L’Iraq sta diventando una palude dalla quale non abbiamo idea come potremo uscire.  E come se la godono della loro “ragione”!  Non so se dovremmo disperarci per Lilli Gruber che potrebbe finire al Parlamento Europeo o gioire perché non dovremmo più subire i suoi “reportage” da Baghdad. Avete notato l’ultima volta che apparve a Porta a Porta, in collegamento da Baghdad, sempre più foularata, orrecchinata e capelli tintati?  Avete percepito il contrasto con la modesta tenuta di Rosanna Santoro, sua collega a Nassyria?   Lilli che raccontava la gruberiana versione dei fatti ammettendo senza soggezione di aver passato l’intera giornata comodamente in albergo.  Rosanna che ci dava le notizie vere dalla bocca del comandante di Nassyria.  La gruberiana versione dei fatti consiste in uno sguardo perfido di goduria tipico dei filosofi del “tanto peggio, tanto meglio”, un “look” di “I told you so”, un “Ve l’avevamo detto” di superbia e soddisfazione. 

Sono persone come lei che fanno di tutto per mettere in mostra le foto delle torture americane, ma che non hanno mai fatto niente per farci vedere quelle di Saddam Hussein.  Sono persone come lei che dànno del “mercenario” a uomini come Quattrocchi e i suoi colleghi, che non godono, però, dei loro privilegi, del loro posto fisso, del loro stipendio coi fiocchi, e che per guadagnare i soldi per sposarsi decidono di arruolarsi in una causa che sentono come nobile: mettersi al servizio della sicurezza per proteggere le persone che stanno cercando di ricostruire e dare delle istituzioni democratiche ad un Paese che ha vissuto per decenni sotto un brutale dittatore.  

Sapete quanti soldi beccano in più i vari Gruber, per fare gli inviati standosene comodamente in albergo raccontandoci i “fatti” a modo loro e a spese nostre?  Io non lo so, ma scommetto che siano tanti in più di quei troppi che già guadagnano standosene in studio o in redazione.  Sono loro i veri mercenari della guerra.


Return to home page                  Return to list

Editors interested in subscribing to this syndicated column may request information by sending an e-mail to: giogia@giogia.com