Italian Perspectives 
by S. Giovanna Giacomazzi 

Grazie a Guzzanti!

Lettera aperta a Giuliano Ferrara.

No, Giuliano, questa volta non mi sei piaciuto nel tuo editoriale di venerdì intitolato “Abuso di Potere,” con il quale hai fatto un girotondo di parole per dire che: nonostante, e per quanto, e pur avendo ragione, il nostro Berlusco non può, non deve, non qui, non là….  Per carità, hai ragione, non potrebbe, non dovrebbe, però tu mi piaci di più quando sei spudoratamente schierato!

Anche io, quando ho saputo delle sue uscite a Sofia, mi sono staccata un “Cristo, ma non può tenere la bocca chiusa?  Come faranno adesso i nuovi direttori della Rai a far fuori quella gentaglia?  Non potranno più, salvo che accettino d’essere chiamati ‘servi del padrone’.”

Però, poi, mi è stato suggerito che, non essendo uno stupido, forse avrà avuto i suoi motivi occulti per aver fatto quelle esternazioni che non potevano che far scattare un nuovo putiferio.  Forse aveva parlato a proposito di sproposito.  Come nei sogni, forse l’interpretazione veritiera era l’opposto di quella più ovvia.  Scavando poi nel ragionamento cercando una motivazione nascosta sono arrivata solo ad un’ipotesi, cioè, che forse vuole che tutti i Biagi, i Santoro, e i Luttazzi rimangano lì dove sono.  Lui ha vinto le elezioni nonostante la loro militanza ad oltranza.  Anzi, forse ha vinto proprio grazie a ciò.  Tutto sommato il popolo italiano non è quella massa di ignoranti che hanno bisogno di una sinistra intellettualmente più evoluta di loro per sapere cosa devono pensare e come devono votare.

Ma poi ho letto il mio amico Paolo Guzzanti (sabato 20 aprile, Il Giornale) e mi sono vergognata per aver solo sfiorata in una remota anticamera della mia mente dei possibili motivi occulti.  La verità è che aveva le scatole piene da un pezzo e quando gli hanno fatto la domanda a Sofia, ha risposto dicendo “la verità indicibile” e senza girotondi di parole.  Ha sputato il rospo, dandogli del rospo.  È vero, non è da politico di mestiere, educato, come dice Guzzi, nella scuola del politichese dove abbondano le subordinate ed gli incisi che lasciano l’ascoltatore nella perplessità delle loro parole prolisse.  È da uomo solare, con la coscienza a posto, che non ha paura di chiamare le cose coi loro nomi.  Grazie, Paolo, per avermi spazzato la mente da pensieri oscuri.
 
Aprile 2002

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