Italian Perspectives                                    
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

Il sillogismo fallace di Giuliano Ferrara      

Dio, l’Europa e l'America   (Ragion Politica, 11 dicembre 2004)

Da un paio di mesi Giuliano Ferrara sta avanzando una teoria secondo la quale, a differenza dell’Europa, l’America sarebbe disposta a combattere la guerra contro il terrorismo islamico perché non ha rinunciato alla fede in Dio.  Fior di teologi affollano le pagine del Foglio esaminando un presupposto surplus di religiosità nel popolo americano e un denunciato deficit in quello europeo.

Da un lato porta come prove della sua teoria il rifiuto degli europei di includere una clausola riguardante le proprie radici cristiane nella costituzione e la bocciatura da parte del Parlamento Europeo della candidatura del cattolico Buttiglione alla commissione Europea.  Dall’altro lato dell’oceano, porta come prova l’appoggio e il ruolo che i gruppi religiosi avrebbero avuto nella riconferma di Bush alla Casa Bianca. 

Le due proposizioni sono inconfutabili.  E’ la loro conclusione che è fallace.  Gli europei hanno rifiutato una clausola identificatrice delle loro radici e se fosse stato per un profondo senso di laicità, sarebbe da lodare.  Ma purtroppo si tratta di ridondante relativismo culturale e palese political correctness.  Negli Stati Uniti, invece, regna ancora “In God we trust”, “Abbiamo fede in Dio” stampato sul dollaro e la strofa “One nation, under God”, Una nazione, sotto Dio” permane nell’inno alla bandiera.

Il Parlamento Europeo ha mandato a casa un candidato cattolico, anche se lui aveva detto che le sue convinzioni personali non gli impedivano di agire con equanimità.  Sicuro è che né Bush né Kerry si qualificherebbero per un posto come commissario europeo.  Durante i dibattiti il “rinato cristiano” Bush ha ammesso che trova sostegno nella preghiera e nella religione, e il cattolico Kerry ha riconosciuto che è la fede che guida la sua vita pubblica.  Nessuno dei due passerebbe il test di giudizio del Parlamento Europeo. 

Pur essendo vero tutto ciò, è la conclusione del sillogismo che non quadra con la realtà.  Tutte queste cose non hanno nulla a che fare con la disponibilità degli americani o la poca disponibilità degli europei a fare la guerra.  Non è un valore religioso a dare il coraggio e la volontà agli americani, e questo, proprio Ferrara, più di chiunque altro, dovrebbe saperlo.  E’ stato lui a riempire le pagine del suo giornale per un paio d’anni di ogni sfumatura del neoconismo.  Perché adesso ha deciso di inventarsi il teoconismo?

Insomma, tutto ciò che c’era da dire sulle diverse visioni del mondo degli europei e degli americani, lo ha detto Robert Kagan, e in modo tanto eloquente quanto succinto:  Gli europei vengono da Venere perché hanno una visione post-storica di un mondo kantiano di “pace perpetua” e perché, intanto, non posseggono i mezzi per combattere i draghi odierni anche se volessero farlo.  Gli americani vengono da Marte perché rimangono saldati nella storia con una visione hobbesiana dei pericoli di un mondo anarchico in cerca di sicurezza e, perché, loro sì, posseggono il potere e i mezzi militari per ottenere quella sicurezza. 

Se proprio vogliamo spiegare la volontà degli americani a morire con un valore, quel valore, quel dio, è lo stesso dio laico che ha sempre dato loro la propulsione di spingersi fuori dalla loro solita propensione per l’isolazionismo per combattere in terre lontane.  Quel dio si chiama Libertà.  E’ lo stesso valore che permise loro di sacrificare centinaia di migliaia di caduti nella Seconda Guerra Mondiale contro il nazismo e decine di migliaia in Corea e in Vietnam contro il comunismo.  Il solo fatto che il totalitarismo del nemico attuale sia di stampo religioso, non vuol dire che sia la religiosità degli americani o la mancanza di ciò negli europei a spiegare la differenza nella loro percezione del pericolo o nella loro disponibilità ad affrontarlo.



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