Italian Perspectives 
by S. Giovanna Giacomazzi 

Le mie furie su Furio   (alla redazione del Foglio)

Brutti cattivi.  Avete fatto un girotondo intorno a Furio e non mi avete invitati a giocare.  Eppure io, a differenza della Guia Soncini, le tre iniziali le ho: SGG.  La prima non è l’M doc della MGM (Maria Giovanna Maglie) o della MNO (Maria Novella Oppo), ma bastava che me lo diceste.  Mi chiamavate pure Mariangela, Marilena, Marianna o Marinella.  Pur di fare un bel “casca il mondo” su Furio, cambiavo anche nome.

In ogni caso, le mie furie su Furio ve le dico lo stesso.  Sono anni che mi trattengo.  Agli inizi degli anni novanta lavoravo in pubblicità e marketing.  Il mio socio, che divorava i quotidiani tutte le mattine, puntualmente, almeno una volta la settimana, piombava nel mio ufficio afflitto da una disperazione sconsolante.  Non era per un manifesto stampato male, o per l’uscita di un annuncio sulla testata sbagliata, né per i dati sbagliati riguardo qualche ricerca di mercato, o per la potenziale perdita di un cliente.  No.  Era perché aveva letto l’ultima missiva di “Intanto in America” di Furio Colombo su La Stampa e sapeva che prima o poi tutti i fenomeni socio-economico-culturali che nascevano dalle nostre parte, prima o poi attraversavano l’oceano e sboccavano dalla vostre.  Quindi era terrorizzato da ciò che leggeva nella rubrica di prima pagina che Furio mandava da NY.  Aveva il talento, il nostro Furio, di trovare i casi di aberrazione sociale più disperati e di raccontarli come se rappresentassero l’americano medio.  Io dicevo al mio collega che non riconoscevo la mia America od i miei compatrioti nelle colonne di Colombo.  Ma lui era inconsolabile, finche è andato a vedere il mio Paese coi suoi occhi e ha capito la consuetudine di Colombo con l’artificio.  Chi sa quanti italiani sono stati ingannati con un’idea sbagliatissima degli Stati Uniti grazie alle falsità perpetuate dalla fantasia di Furio?

Un’altra furia mia nei suoi confronti è meno diretta.  Conoscevo una segretaria di altissimo livello alla Fiat.  Si occupava della rassegna stampa per uno ai vertici dell’azienda.  Diciamo pure che in pratica più in alto non si poteva.  Quando ha fatto presente che certi articoli che Furio passava nella Stampa come i suoi, lei li aveva letti in inglese tali e quali il giorno prima nelle pagine di qualche quotidiano americano (come per dire, tradurre articoli lo può fare chiunque senza essere spesato alla grande a Manhattan!), lui faceva una smorfia di “che si può fare?” e alzava le spalle.  Non so qui da voi, ma da noi questo si chiama plagio.

Aprile 2002

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