Chi ha sabotato la Fallaci (L'Opinione, 15 maggio 2004)
Non so se per disorganizzazione, o per apposito atto di sabotaggio ma
sono state programmate in concomitanza le due conferenze più interessanti
del Salone del Libro di Torino: quella sull'ultimo libro di Oriana Fallaci,
“La forza della ragione” e quella sul libro di André Glucksmann, “Occidente
contro Occidente”. Sono propensa a pensare alla seconda supposizione.
Innanzitutto già uno sguardo al programma prometteva male. Alla conferenza
sul libro di Glucksmann hanno pubblicato una lista di relatori che non finiva
più: Enzo Bettiza, Sergio Chiamparino, Franco Debenedetti, Jas Gawronski,
Gianni Vattimo e come coordinatore Marcello Sorgi.
Sempre secondo il programma, alla conferenza organizzata dal centro
Pannunzio sul libro della Fallaci doveva intervenire Enzo Bettiza virgola
e basta. Proprio così, c'era il nome di Bettiza seguito da una virgola
e poi non hanno stampato gli altri nomi. Così uno poteva anche
pensare che se Bettiza già stava all’altra conferenza di Glucksmann,
a quella della Fallaci non ci sarebbero stati né relatori né
moderatore! Invece secondo il programma mandato ai soci del Centro Pannunzio
doveva condurre il vice-direttore del centro, Anna Ricotti, e i relatori
avrebbero dovuto essere Jas Gawronski, giornalista e deputato al Parlamento
Europeo, Enzo Bettiza, giornalista, Massimo Introvigne, direttore del Centro
studi sulle nuove religioni, e Ayad Al Abar, docente di lingua e letteratura
araba all’università di Torino.
Sì, avete letto bene, ben due conferenzieri avrebbero dovuto
essere simultaneamente in due posti diversi a parlare di due libri diversi.
Come è andata la distribuzione dei relatori? Jas Gawronski ha eliminato
il dilemma con un terzo impegno e quindi non c’era né da una parte
né dall’altra, e nella conferenza sulla Fallaci è stato sostituito
dal presidente del centro Pannunzio, Pierfranco Quaglieni. Bettiza ha optato
per la conferenza su Glucksmann e quindi in quella sulla Fallaci è
stato sostituito da Francesco Forte.
Da Glucksmann non ha moderato Marcello Sorgi, ma è stato
sostituito da Carlo Bastasin. Se non vi basta tutta questa confusione come
sospetto di sabotaggio, guardiamo la disposizione delle sale. La conferenza
sull’ultimo libro della più grande, più famosa, più
letta, più tradotta, più venduta scrittrice italiana è
stata ospitata nella sala aperta chiamata Caffé Letterario. Sala aperta
nel senso che i punti di ingresso erano tanti e senza porte, quindi si sentiva
tutto il caos del via e vai delle persone che camminavano per la fiera, con
tanto di conversazioni del coffee bar accanto. Capienza della sala 200 persone,
tutta occupata con tantissima gente in piedi. Al filosofo francese, che pure
io stimo moltissimo, ma che in termini di fama, popolarità, e vendite
commerciali, non c’è proprio paragone, bene, a lui è stata
assegnata la Sala Azzurra con capienza 350 persone con almeno 50 posti liberi.
Per quanto riguarda i contenuti, è chiaro che anche io
come spettatrice non sapevo bene come dividermi. Ho sentito l’eccellente
discorso introduttivo di Anna Ricotti che ha parlato delle relazioni del
Centro Pannunzio con Oriana già da quando avevano organizzato la conferenza
su “La rabbia e l’orgoglio” due anni fa e che ha anche toccato i punti più
salienti del libro. Quaglieni invece ha riferito che il Centro Pannunzio
sostiene l’opera della Fallaci pur non condividendola al 100%.
Ha precisato che bisogna ricordare che la Fallaci non scrive saggi.
Il genere di questo libro, come quello precedente, è l’invettiva,
e sia questo che il suo essere una proverbiale "toscanaccia", fanno perdonare
i suoi eccessi. Ne ha anche approfittato per parlare dell’attualità,
cioè delle torture e dell’efficienza con la quale i media di tutto
il mondo ci stanno mettendo a conoscenza di queste nefandezze. Pur condannandole
senza mezzi termini, Quaglieni ha lanciato una sua invettiva contro tutte
le Lilli delle nostre televisioni e della nostra carta stampata che non hanno
adoperato altrettanto zelo a farci vedere le vittime delle torture di Saddam
Hussein.
A un certo punto mi sono alzata e sono andata a sbirciare per
vedere che aria tirava dall’altra parte. Non potevo arrivare in un momento
più propizio. Gianni Vattimo aveva appena cominciato a parlare e io
ho subito trovato un posto in seconda fila. Appena ha fatto la sua prima
sparata, sono scattata come una molla, e stavo per andarmene. Poi, mi sono
data una calmata e ho deciso di non lasciare la sala. Mi sono resa conto
che il mal di pancia che mi avrebbe procurato, era pane per la mia penna.
E grazie a questa mia forza di resistenza sarei stata in grado
di comunicare ai nostri lettori l’ultimo pensiero del grande filosofo torinese,
che lui nel frattempo ha già comunicato ai lettori del Manifesto e
cioè che oramai gli americani hanno arrestato Saddam Hussein e quindi
il mondo non deve più preoccuparsi di lui. E di conseguenza non deve
neanche più preoccuparsi dell’Iraq. Ciò di cui dobbiamo tutti
occuparci e per l’insediamento di una nuova corte di Norimberga dove processare
George W. Bush e Ronald Rumsfeld. Non sono filosofa, ma secondo me dovremmo
occuparci piuttosto di riaprire i manicomi dove custodire i tanti maestri
matti prima che inquinino le menti di un’altra generazione di giovani.
Quando sono tornata all’altra conferenza aveva già parlato
Ayad Al Abar. Non ho sentito quindi il suo discorso, ma me l’hanno riassunto
in questi termini: Oriana Fallaci non capisce niente, non sa niente del mondo
dell’Islam, vive a Manhattan totalmente tagliata fuori dalla realtà.
Non so. A me pare invece che durante quei mesi in cui Oriana respirava
la polvere che ancora circolava nell’aria dopo la caduta delle Due Torri,
alla realtà ci stesse proprio nel mezzo.
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