L’esaltazione del vizio (L'Opinione
della Libertà, 3 aprile 2004)
“Non esiste difetto che, alla lunga, in una società corrotta,
non diventi pregio, né vizio che la convenzione non riesca ad elevare
a virtù.” Corrado Alvaro docet, un insegnante di filosofia a
Torino apprende. Me lo racconta un docente d’italiano che ha dovuto
fare compresenza col suddetto “filosofo”. (La compresenza, fenomeno
che meriterebbe un articolo a sé, è molto di moda nella scuola
italiana, col pregio di dare UN servizio al prezzo di DUE, “tanto paga lo
Stato!”) Durante le ore di compresenza il filosofo non insegnava mai la sua
disciplina, lasciando che venisse impartita dal collega d’italiano.
Però, essendo il filosofo il titolare della cattedra, ha preteso lui
di far fare il compito in classe agli studenti. Così, il giorno
consacrato al compito, anziché distribuire un test, un tema, un quiz,
o un questionario, l’insegnante è entrato in aula e ha dichiarato:
“Fuori i biglietti”. C’era da credere che finalmente qualcuno facesse
il proprio dovere o almeno così pensava il povero illuso insegnante
d’italiano. Invece quello di filosofia ha raccolto tutti i bigliettini
ben stilati che gli studenti avevano preparato con diligenza delinquenziale,
dicendo che avrebbe valutato la bravura della preparazione dai loro biglietti.
Insomma quello che avrebbe dovuto essere il corpo del reato, è diventato
il compito vero e proprio. I poveri fessi virtuosi che si erano presentati
senza bigliettini rischiavano di ricevere l’insufficienza, ma, bontà
sua, l’insegnante ha concesso loro un’interrogazione a parte.
L’insegnante d’italiano ha denunciato il fattaccio al preside, ma
non ha avuto riscontro! Ci si preoccupa tanto al giorno d’oggi della
cosiddetta trasparenza nelle scuole pubbliche, inventando, per esempio, griglie
di valutazione così complicate che neanche un notaio dell’epoca medievale
riuscirebbe a capirle. Tutto per salvaguardare l’amministrazione da
eventuali contestazioni dei genitori. Però, poi, si accettano
i bigliettini come compito! Pare proprio che ai presidi d’oggi non
importi tanto l’educazione civica e morale dei propri studenti. In
un altro liceo un preside aveva convocato un esterno per far completare un
questionario (altra moda per sperperare altri soldi delle casse già
stravuote dello Stato) agli allievi e docenti che avrebbero dovuto valutare
il successo o l’insuccesso delle tante prestazioni offerte dalla scuola.
Nello spazio lasciato libero per eventuali commenti, uno studente ha scritto
che ciò che più aveva imparato in cinque anni in quel liceo
erano le tante variazioni sul tema “i criteri per copiare”. Il preside
ha raccontato l’episodio con un’allegria che confinava con l’orgoglio, una
confessione della sua convinzione che quelle lezioni, nell’arte di fregare
il prossimo, sarebbero servite molto di più nella vita degli studenti
di qualunque materia del suo curriculum!
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