Il “cemento” degli americani (Legno
Storto, 14 maggio 2004)
Da Otto e Mezzo Giuliano Ferrara ha commentato l’abisso che c’era
fra il comportamento pacato della commissione del Senato americano durante
l’interrogatorio di Rumsfeld e dell’alto commando militare a proposito delle
torture, e quello faziosissimo a toni aspri ben oltre il limite dell’accettabile
nella Camera dei Deputati. Ci sarebbe effettivamente da aspettare il
contrario visto che lo scandalo riguarda gli americani direttamente e non
riguarda affatto gli italiani se non solo per riflesso. Ferrara ha
chiesto al giornalista Maurizio Molinari il perché di questa capacità
di compostezza degli americani anche nei momenti più critici, anche
davanti alle più dure prove. Molinari ha risposta che era questione
di metodo: indagare, cercare i fatti, e riservare il giudizio alla
fine. Ci sarebbero altre due spiegazione da aggiungere. Uno è
la correttezza civile trasmessaci dalla nostra eredità anglosassone.
L’altro è il “cemento” di cui chiedeva Ferrara che per me si chiama
“patriottismo”, e che non ha niente che vedere con il nazionalismo. Credo
che bisogna proprio essere americani per capire che cosa sia. E’ quello
il “cemento” che ci fa tirare fuori il meglio di noi, specialmente nei momenti
più difficili.
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