Italian Perspectives                                    
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

La Carta Costituzionale che poco convince  (Ragion Politica, 25 giugno 2004)

Due preamboli e 465 articoli, fiumi di parole e oceani di carta: due anni e mezzo per produrre un mattone mastodontico, un’esemplare rappresentanza della burocrazia barocca dell’Unione Europeo.  Insomma pare che la Carta Costituzionale non accontenti nessuno. 

Tanto meno i due santoni delle pagine editoriali domenicali, Barbara Spinelli su “La Stampa” e Eugenio Scalfari su “La Repubblica”, che fanno a gara vicendevolmente tutte le settimane scrivendo editoriali sempre più lunghi, come se scrivessero per i settimanali, da farci venire il sospetto che siano pagati a battuta.  Raggruppano tanti concetti, tanti argomenti d’attualità, tanti riferimenti storici e letterari in un tour de force a dimostrazione del loro bagaglio culturale.  Domenica scorsa si sono divisi il compito di decidere a chi assegnare il ruolo di capro espiatorio per la formulazione della Carta Costituzionale che così poco piace.

Per la Spinelli è l’Inghilterra di Blair ad essersi “battuta alla stregua d’un leone  radunando tutte le proprie forze, tutte le proprie astuzie, tutte le proprie ingegnosità diplomatiche  per ottenere precisamente questo risultato che impedisce, all’Unione, di divenire potenza.”  Scalfari, invece, punta il dito contro gli Stati Uniti che con la sua preponderante potenza pretende e riesce a dettare legge attraverso il Dipartimento di Stato ed il Pentagono a certi stati dell’Europa fin troppo contenti di lasciarsi soggiogare alla volontà dello Zio Sam.

Se proprio bisogna dare la colpa a qualcuno o a qualche Paese, sembra più azzeccato il giudizio di Marcello Veneziani che su Libero indica la Francia di Chirac come capo colpevole.  Accusa Chirac, pur essendo gollista, di “autogollismo” nei confronti dei conservatori francesi.  Lo imputa d’ipocrisia perché fa finta di ignorare la verità storica delle radici cristiane dell’Europa. 

A mio avviso, ha fatto bene Blair ad accusare la Francia di Chirac di operare con il suo solito sciovinismo pretendendo di essere insieme alla Germania di Schroeder “i padroni dell’Europa”.  Quante volte nella storia dell’ardua unione è stata proprio la Francia a mettere i bastoni fra le ruote.  A partire dal 1954 nell’ambito della CECA (Comunità Europea del Carbone ed Acciaio) quando fu proposta la creazione della Comunità Europea della Difesa (CED) chiamato piano Pleven dopo l’allora presidente del consiglio francese, ma bocciato poi dall’Assemblea Nazionale il 30 agosto 1954.   Nel 1963 dopo due anni di negoziazioni per l’entrata della Gran Bretagna nella CEE (Comunità Economica Europea) fu il presidente francese Charles de Gaulle che vietò il suo ingresso, principalmente per i suoi legami cogli Stati Uniti.  Lo vietò una seconda volta nel 1967.  Solo dopo le dimissioni di De Gaulle nel 1969, quando approdò Georges Pompidou alla presidenza francese ci fu un’apertura da parte dei francesi alle nuove iniziative dell’organizzazione che oramai si chiamava CE (Comunità Europea).  Alla richiesta nel 2002 del Consiglio d’Europa e del Parlamento dell’odierna Unione Europea per una totale liberalizzazione del mercato dell’energia, con lo specifico riferimento al gas naturale e all’elettricità, fu solo la Francia ad opporsi ostinatamente.  E non dimentichiamo l’anno scorso quando alcuni Paesi dell’est Europa si sono espressi in favore all’intervento in Iraq, dopo cinquant’anni nell’inferno dell’abbraccio sovietico che li teneva imbavagliati col terrore, dopo quattordici anni di purgatorio nella sala d’attesa dell’Unione Europea, Chirac rimproverava loro per aver perso l’occasione di tacere! Continuando di questo passo, i bastoni transalpini potrebbero diventare i pali fondatori di un futuro SE (Sfascio Europeo).  

Ma torniamo ai deliri e alle denuncie della predica domenicale del guru de “La Repubblica”.  Scalfari critica il modus operandi per l’elezione del Parlamento Europeo.  “Ogni Stato infatti vota soltanto la quota di parlamentari che gli è stata assegnata dal Trattato:  i tedeschi votano i parlamentari tedeschi, gli italiani gli italiani e così via,” si lamenta!  A me pare del tutto normale.  Anche negli Stati Uniti, i cittadini del Massachusetts votano i deputati ed i senatori del Massachusetts che vanno a rappresentare loro a Washington e quelli di North Dakota e del Texas, idem.  Ci mancherebbe che tutti i cittadini degli Stati Uniti votassero uno del Kansas che va a Washington ad occuparsi dei problemi degli abitanti del Maine!  Invece per Scalfari sarebbe più giusto così.  Vorrebbe esportare a Bruxelles i vecchi vezzi e vizi del sistema proporzionale italiano, non totalmente abbandonato come auspicato dagli italiani in un referendum di ben 12 anni fa, dove sono i partiti a decidere di mandare i loro candidati sul territorio e non i candidati residenti e consapevoli delle realtà locali ad andare a Bruxelles a rappresentare i cittadini dislocati in tutta l’Unione.  Insomma la solita supponenza saputella della sinistra: “Sappiamo noi ciò che è meglio per il popolo”. 

Ma c’è di peggio.  Anziché proporre l’elezione popolare di ogni commissario europeo al livello nazionale e del presidente della commissione al livello transnazionale, come giusto sarebbe, si lamenta del fatto che ai cittadini europei non sia permesso l’elezione del presidente degli Stati Uniti.  Roba da matti.  Ma purtroppo grazie alla legge Basaglia i manicomi sono chiusi ed in Italia non c’è un Hyde Park londinese dove ogni matto può sparare la sua.  Quindi non gli resta che la prima pagina de “La Repubblica”.

Ma lasciamo perdere le prediche domenicali e torniamo ai contenuti della Carta.  La pignoleria e la prolissità di ogni suo articolo e comma disobbedisce a tutte le regole di chiarezza, di semplicità e di sinteticità.  Il preambolo che, in nome del multiculturalismo dimentica le radici storiche giudaico-cristiane del continente, pecca di poca correttezza politica in termini di razzismo.  Gonfiando il petto e lisciando le piume con proclamazioni pretenziose quali “continente portatore di civiltà” o “spazio privilegiato dell’umanità”, non è passato per la mente degli autori della Carta che sugli altri quattro continenti, non così beati, qualcuno potrebbe offendersi?


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