Così parlò Zarathustra (Ragion
Politica, 27 novembre 2004)
Sulla pagina dei commenti di uno dei maggiori quotidiani italiani
un parlamentare si chiedeva se valeva la pena di “spianare” due interi territori
riferendosi all’Afghanistan e all’Iraq. Dava ad intendere che
gli interventi degli americani abbiano procurato più vittime del regime
talebano e della dittatura di Saddam Hussein.
Negava che i tagliateste e i bombardieri suicidi che ammazzano
gli innocenti in modo da impedire il successo della ricostruzione e democratizzazione
dell’Iraq possano essere chiamati terroristi. Preferiva chiamarli “guerriglieri”
e paragonarli ai partigiani europei che difendevano i loro Paesi dagli occupanti
di allora.
Metteva sullo stesso piano Osama Bin Laden e Al-Sadr, “bellicosi
santoni da palcoscenico”, con il presidente degli Stati Uniti e il suo esercito,
“cowboy urlanti che si spacciano per liberatori”.
Ricordava che Saddam Hussein e Osama Bin Laden sono stati creati
dagli stessi Stati Uniti per le loro necessità, uno “in chiave anti-iraniana”
e l’altro per combattere l’espansionismo sovietico.
In perfetta armonia prodiana, con il suo diletto per il dialogo,
si preoccupava che tutto ciò potesse non “aiutarci a capirli”!
Rassicurava che non stava facendo la sua predica da “buonista” ma da laico
praticante “alla ricerca dell’Islam”!
Eh, beh? Cosa c’è da meravigliarsi, chiederete?
Perché scandalizzarsi tanto? Sono cose che sentiamo e leggiamo
tutti i giorni. E’ vero.
Solo che chi aveva scritto queste cose non era Pecoraro Scanio
o Fausto Bertinotti. Non era Lilli Gruber o Michele Santoro.
Non era neanche Piero Fassino o Francesco Rutelli. Non era membro di
un partito oltranzista o di un partito dell’opposizione. Non era neanche
uno dei partiti ribelli della maggioranza.
Non l’ho letto sul Manifesto, sul Liberazione o sull’Unità.
Non è apparso su La Repubblica o su La Stampa o su Il Corriere della
Sera. L’articolo è uscito su ciò che considero il “mio”
giornale, il giornale sul quale ho imparato l’italiano leggendo i “controcorrente”
di Montanelli. E’ apparso su: “Il Giornale”.
E chi lo ha scritto è, purtroppo, un deputato di Forza
Italia. Lo stesso deputato che è anche avvocato. Lo stesso
avvocato che ha deciso di difendere la mamma di Cogne e che adesso si trova
sul registro degli indagati della procura di Torino per frode processuali
insieme alla sua cliente e ai suoi periti. Per quanto dia fastidio
le diavolerie che aveva scritto a proposito degli americani in Iraq da metterlo
in concorrenza con tutti i Michael Moore di questo mondo, è difficile
credere che un avvocato del suo calibro rischierebbe la propria reputazione
e carriera facendo manomettere le prove. Sarebbe come se i soldati
americani, sotto ordine di Bush, nascondessero in Iraq le armi di distruzione
di massa che non sono riusciti a trovare!
Tre fatti mi consolano: Uno: viviamo davvero in un Paese
libero dove ognuno può dire la sua. Due: il partito della maggioranza
del governo è un partito libero dove i suoi propri membri possono
anche dissentire con la sua stessa politica estera. Tre: il mio giornale
è un giornale libero, dove mi può capitare di leggere ciò
che preferirei francamente leggere solo altrove.
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