Cambiato il Vento – Interpretazione politically scorrettissima degli eventi nel Medio Oriente
A partire da alcuni anni fa la sinistra buonista, pacifista, politically correct-ista ci ha fatto un “forced feeding” mediatico di programmi commemorativi degli orrori dell’Olocausto. Non passava una settimana senza un programma (se non due o tre) che non ci ricordasse con testimoni, filmati, documentari, e scenografie a non finire la lunga strage perpetuata dai Nazisti.
Allora chi cercava di paragonare gli eccidi che si stavano svolgendo nei Balkani agli orrori della Shoah, veniva subito azzittito con grida allo scandalo per il presupposto sminuire della tragedia. Il termine “olocausto” apparteneva in modo monopolistico a quella vera ed unica. Addirittura Sergio Romano subì un linciaggio verbale al coro quasi unisono per aver osato, in un libro intitolato “Lettera ad un amico ebreo,” indicare il pericolo che si poteva correre con quel pianto ad nauseum.
I tempi e il vento del corretto e scorretto politico sono cambiati. Degli ebrei non se ne occupano più. Sono tornati di moda i palestinesi. Partono persino le delegazioni europee per donare il sangue ai feriti nei “campi profughi” (ma dopo 40 anni ha senso chiamarli tali?), a fare da scudi umani contro i brutti cattivi carri armati ebrei, a controllare lo stato d’animo di Arafat ed a raccontarci in televisione il suo grande valore rappresentativo per il popolo palestinese.
Hanno la memoria così corta che non rammentano loro quanto rammentavano a noi delle sofferenze del popolo per il quale adesso dimostrano o indifferenza o disprezzo. Ah, no, scusate, sono gli Ebrei che hanno l’amnesia, che da vittime di mezzo secolo fa sono diventati i carnefici di oggi. O almeno è questa la favola che adesso ci raccontano i nostri buoni ipocriti che stanno sempre dalla parte della ragione.
Aprile 2002
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