L’Opinione delle Libertà, Edizione 245 del 14-11-2006
I provvedimenti anti-inquinamento
colpiscono le fasce più deboli della
popolazione
Il governo fa
pagare ai cittadini gli sconti alle case automobilistiche
di Sandra Giovanna Giacomazzi
In una recente
puntata
di Zapping, la trasmissione radiofonica di Radio Rai 1 condotta da Aldo
Forbice, è intervenuto un ascoltatore disabile denunciando che,
per colpa delle
norme ecologiche che interessano la circolazione automobilistica, lui
non
avrebbe più potuto usare il suo veicolo speciale per recarsi a
fare le sue
terapie e non aveva le possibilità economiche per comprare un
nuovo veicolo.
Con una voce tremante che tradiva le sue lacrime in agguato, ha fatto
capire
come la mobilità che gli offriva quel veicolo, anche solo per
andare a trovare
gli amici, era l’unica cosa che gli permetteva di sentirsi “normale” e
di
sconfiggere in qualche modo tutte le limitazioni del suo handicap. Ha
concluso
con una nota ancora più disperata, augurandosi che il governo e
il parlamento
decidessero in fretta di permettere l’eutanasia, così avrebbe
potuto togliere
il fastidio. La sua testimonianza drammatica ha commosso il conduttore,
i suoi
ospiti e tutti gli ascoltatori. Il caso che abbiamo citato è un
caso estremo,
ma è esemplare di tantissimi altri casi, magari meno estremi,
che dimostrano
come i provvedimenti dei governi locali e centrali del centrosinistra
agiscono
senza tener conto di come il loro legiferare colpisca e danneggi le
persone più
deboli della società, proprio quelle che, a loro dire, sarebbero
la base della
loro constituancy!
Dai superbolli alle targhe alterne, come se uno potesse dire al suo
datore di
lavoro, “vengo a lavorare un giorno sì e un giorno no”. O le
domeniche
ecologiche nelle città, che ti permettevano di andare in
macchina a vedere la
partita, ma non a trovare un parente in ospedale! O i divieti alle
macchine
sprovviste della marmitta catalitica. Come se fosse colpa degli
automobilisti
se le tecnologie anti-inquinanti non siano arrivate prima. Quando
invece è
colpa dei governi che avrebbero potuto e avrebbero dovuto imporre
l’adozione di
queste tecnologie molti anni prima. Le macchine fornite di marmitta
catalitica
furono disponibili in Italia solo a partire dagli inizi degli anni
Novanta. Ma
questa tecnologia fu disponibile molto prima e anche la Fiat ne era a
conoscenza. Da metà degli anni Settanta qualunque macchina nuova
venduta negli
Stati Uniti doveva essere dotata di catalitica, altroché
protocollo di Kyoto, e
la Fiat, per non perdere il mercato USA, si adeguò, almeno per
le macchine che
esportava negli Stati Uniti.
In Italia continuava a venderle con la marmitta normale e questo non fu
certo
colpa dei cittadini. Negli Stati Uniti, pur essendo state applicate
misure
anti-inquinanti alle case automobilistiche più di trent’anni fa,
quel Paese
tanto capitalistico e consumistico non vieta, però, ai suoi
cittadini di
guidare una macchina prodotta prima. Non li costringe a comprare
macchine
sempre più nuove pur di poter circolare. Ogni anno le macchine
devono essere
ispezionate: si controlla il funzionamento dei freni, delle luci, delle
frecce
e, naturalmente, i livelli di emissioni che sono calcolati in base
all’anno di
immatricolazione secondo la tecnologia di allora. In Italia, appena
cominciarono a minacciare qualche divieto alle macchine sprovviste di
catalitica, molti corsero a farsela istallare, spendendo un paio di
milioni di
lire, sempre meno del costo di un’auto nuova, pur di poter guidare
tranquillamente. Ma non bastò alle municipalità punitive.
Insieme alle targhe
alterne e le giornate ecologiche, inventarono le zone riservate alle
Euro 1,
poi alle Euro 2, poi alle Euro 3, e adesso alle Euro 4, come se tutti
fossero
in grado di cambiare la macchina ogni due anni per stare dietro a
quanto prescritto
dai loro provvedimenti. Sono, poi, le stesse che ci raccontavano della
“gente
che non riesce ad arrivare a fine mese”. Forse non arrivava a fine mese
proprio
perché non gli fu permesso di arrivare al lavoro!
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