Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 111 del 23-05-2006

Votazioni istituzionali, farse e pompose “commedie all’italiana”

di Sandra Giovanna Giacomazzi

Dispiace doverlo dire, ma è inutile che il centrodestra si lamenti dei senatori a vita che hanno partecipato al voto di fiducia a favore del nuovo governo, visto, soprattutto, che il regolamento del Senato traduce un voto di astensione in un voto contrario. Se i senatori a vita hanno il cuore a sinistra e credono che le ricette di “Mortadella” e del resto della cornucopia della sua salumeria siano le migliori con cui far cucinare l’Italia, hanno tutto il diritto e anche il dovere di votare secondo i loro appetiti e coscienze. Pretendere che non si presentino o che non votino sarebbe scorretto. Sono pagati per questo.  

Il problema è piuttosto un altro, anzi altri due. Ossia: che cosa ci stanno a fare i senatori a vita in una democrazia rappresentativa moderna? Chi rappresentano se non sono stati eletti da nessuno? I senatori a vita, una delle tante incongruenze della Costituzione vigente che andrebbero modificate. E non soddisfa, di certo, averli trasmutati in “deputati a vita” come pretenderebbe la riforma che sarà sottoposta al vaglio del referendum popolare fra un mese circa. Se mai rappresentassero qualcuno, oltre se stessi, sarebbe il Presidente della Repubblica che li ha nominati, la seconda incongruenza da correggere.

A che cosa serve un Presidente che dovrebbe rappresentare tutti, se invece rappresenta una sola parte della popolazione? Visto che non si può abolire l’istituzione e non si vuole creare una repubblica presidenziale, bisognerebbe almeno cambiare le regole. Le prime tre votazioni a maggioranza qualificata sono una farsa se poi al quarto round la maggioranza parlamentare può imporre il suo candidato con una maggioranza assoluta. Se il Presidente della Repubblica deve rappresentare tutti, dovrebbe essere eletto a maggioranza qualificata punto e basta, e se non ce la fa, avanti un altro candidato.

Per non parlare dello spreco di tempo che richiedono le parate cerimoniali previste per i due tipi di votazione. Quella nominale nel Senato per il voto di fiducia al governo entrante, che si svolge con una processione di tutti i senatori chiamati ad esprimere il loro voto palese sfilando sotto il banco della Presidenza. O quella per il Presidente della Repubblica, che si esercita dentro le cabine di legno ad arco, dette “catafalchi”, chiuse da sontuose tende rosse. Peraltro, il tempo ridotto di permanenza dentro il Catafalco appalesa il voto “segreto” di coloro che votano scheda bianca. Il tutto tanto teatrale e pittoresco come se l’Italia non avesse altri problemi da risolvere.


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