L'Opinione della Libertà, Edizione 265 del 24-11-2005
Il verbo comunista non muore mai
di Sandra Giovanna Giacomazzi
Durante una lezione di economia in inglese, una studentessa sedicenne
ha voluto spiegare alla sua compagna di banco cosa voleva dire “employer”
e “employee” in italiano. Anziché rispondere “datore di lavoro”
e “impiegato”, ha usato i termini “padrone” e “lavoratore”. Come fa una
ragazza, nata dopo l’abbattimento del muro di Berlino, ad usare un linguaggio
così marxista e classista, un lessico che sarebbe dovuto morire
prima della sua nascita? Mentre in Italia si ride in faccia al primo ministro
perché sostiene che il comunismo e i comunisti continuano ad esistere,
e questa terminologia in bocca ai giovani
ne è una prova, in Cina hanno rimosso l’ideogramma per la parola
“compagno” dai libri di testo. Quanto dipenderà il sorpasso economico
dei cinesi da quello lessicale?
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