Italian Perspectives                                                
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

Telekom Serbia:  What’s that?   (L'Opinione, 11 settembre 2003)

L’ultima notizia che ho sentito da NPR (National Public Radio) prima di salire sull’aereo di rientro dalla Florida era una, più unica che rara, che riguardava l’Italia.  Per chi non la conosce, NPR si dice pubblica di nome, ma in verità è finanziata con soldi privati.  Si chiama pubblica perché non è commerciale.  È l’unica radio ascoltabile degli Stati Uniti, anche se alcuni dei suoi presentatori fanno troppo gli altezzosi. 

I lettori italiani daranno per scontato che il reportage da Roma riguardava Telekom Serbia.  Invece sbagliano.  Non so perché Silvia Poggioli, la corrispondente di NPR a Roma, venga considerata “inestimabile” dai suoi colleghi con sede a Washington.  Da anni non fa altro che offrire una visione banalmente folclorista del bel Paese, tipo:  pizza, pasta, il Padrino, e il Papa.  Se non altro, almeno per amore d’allitterazione, poteva aggiungere un po’ di politica, ma ha preferito parlare di calcio. 

Così Silvia ha parlato delle vacanze di Silvio, non per raccontare dei suoi incontri con Putin, ma per spiegare la sua partenza per Roma dalla Sardegna per discutere dei guai calcistici italiani!

Non ha raccontato agli ascoltatori americani come l’ex presidente del consiglio italiano e attuale presidente della commissione europea, l’ex ministro degli esteri e il suo vice, l’attuale leader dell’opposizione, e l’ex ministro del tesoro e attuale presidente della Repubblica non potessero “non sapere”.  Non ha fatto loro sapere dei 900 milioni d’euro in soldi pubblici che sono andati persi finanziando “l’affare” Telekom Serbia.  Ha preferito riferire della stessa cifra persa dalle squadre di calcio di serie A.

Non ha comunicato il dubbio che 500 milioni d’euro di quei soldi possono essere finiti nelle tasche di quei signori ex-governatanti come tangenti.  Ha trovato meglio rivelare che circa la stessa somma rappresenta l’ammontare di ciò che debbono tutte le squadre professionistiche italiane in tasse e contribuiti pensionistici non pagati. 
Quindi non solo non ha ritenuto notizia meritevole di diffusione il fatto che questi signori forse hanno speso male i soldi dei contribuenti italiani, e che forse si sono arricchiti nel farlo.  Non ha trovato necessario indicare agli americani che non potevano “non sapere” e se proprio non sapevano, si tratterebbe di un caso d’incompetenza clamoroso.  Non ha neanche colto l’importanza politica della cosa, poiché quei soldi andavano a finanziare un dittatore nemico dell’Occidente.

Anziché far presente che una mossa simile andava contro gli interessi della NATO di cui l’Italia fa parte, ha preferito parlare (immaginate l’originalità!) del conflitto d’interesse di Berlusconi in quanto titolare del Milan.  E non solo. C’è anche il conflitto d’interesse del presidente della squadra, Adriano Galliani, giacché porta anche il cappello di capo della federazione.

Se nel definire la Poggioli “inestimabile” si intende una per la quale non si può dare la propria stima, allora sono d’accordo con l’aggettivo.  La Poggioli non cerca di fare eccezioni a quella stragrande maggioranza dei miei colleghi compatrioti che sono “wined, dined, and romanced” per prepararli meglio all’accettazione del vangelo secondo i post, ex, rifondati, ma soprattutto “still” comunisti, la cui ragione di vita è la demonizzazione del presidente del consiglio scelto dalla maggioranza degli italiani.

L’altro giorno in un intervista sulla Stampa, Maurizio Molinari ha chiesto al sotto Segretario di Stato statunitense di allora, James Rubin, “Cosa pensa del caso dell’acquisto della Telekom Serbia?”  Rubin ha risposto, “Non conosco i dettagli di questa vicenda, né il coinvolgimento del governo italiano.”  E James Rubin è uno che i giornali li legge.  Se non ha sentito niente di questa vicenda, sarà perché i giornalisti americani, come Silvia e compagnia bella, fanno male il proprio lavoro e fanno gli interessi di qualcuno e qualcosa che non sono né i lettori né l’informazione. 



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