Italian Perspectives                                         
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 91 del 28-04-2006

C’era una volta la stampa anglosassone seria

 di Sandra Giovanna Giacomazzi

 C’era una volta l’illustrissimo Wall Street Journal unica fonte di stampa americana a parlar bene del presidente del consiglio italiano uscente Silvio Berlusconi, ai lettori americani. Durante questa campagna elettorale leggere il Wall Street Journal era come leggere il New York Times o Newsweek: un copia e incolla di ciò che avevi letto il giorno prima su “La Repubblica” o su “L’Unità”.

 E non si è limitato a distorcere la verità solo attraverso le parole, ma anche usando le immagini. Fa parte della consuetudine editoriale della prestigiosa testata americana di accompagnare gli articoli con disegni dei personaggi in essi trattati. Anziché usare fotografie, hanno un disegnatore che li ritrae. Non sono caricature, ma eccellenti ritratti a matita.

 Così ogni articolo sulle elezioni italiane era accompagnato da due disegni, uno di Prodi e uno di Berlusconi. Solo che questa volta il disegnatore ha distorto i visi in modo tale da renderli, nel bene e nel male, irriconoscibili. Mentre Prodi veniva dimagrito e ringiovanito, con la pelle tirata, senza una ruga, con le gote non più cascanti e cogli occhi sorridenti: l’espressione di un uomo simpatico e vincente che spirava fiducia, Berlusconi appariva ingrassato e invecchiato, con la pelle arrugata e cascante, borsoni sotto gli occhi, senza un’ombra del suo sorriso smagliante, ma con un muso incattivito, gli occhi stanchi, spenti: l’immagine di un uomo antipatico e disfatto. In modo neanche tanto subdolo, il giornale ha guidato la simpatia o antipatia dei suoi lettori prima ancora che leggessero gli articoli!

 Qualche giorno fa ho incontrato, in una trattoria romana, una giornalista americana che era appena stata trasferita a Roma dopo 13 anni trascorsi Parigi. Stavo per metterla in guardia a non cadere nella trappola di persuasione e seduzione dei colleghi di sinistra, quando lei ha mi ha interrotto con una raffica di munizioni antiberlusconiane senza sosta. Ad ogni suo luogo comune cercavo di ribattere, ma era uno sforzo inutile. Lei con aria saccente sbraitava del “conflitto di interesse” e del “monopolio dell’informazione”. Ma quando io le ho elencato la lista sterminata di quotidiani di sinistra contrapposti ai pochissimi giornali dell’area di centrodestra, lei col tono da saputella mi ha informato che la carta stampata non è niente in confronto alla televisione. E quando ho cercato di farle capire che anche le televisioni di Berlusconi erano popolate da giornalisti di sinistra, lei ha unito l’indice al pollice e mi ha schiaffato la mano in faccia, dicendo con l’enfasi di voce e di gesto: crescita zero. E quando io ho cercato di spiegarle che gli scioperi a settimane alterne organizzati dalla sinistra non erano certo la ricette migliore per aumentare il Pil, lei ha cominciato ad attaccare Bush.

 Insomma, se non assecondavo i suoi pronunciamientos, lei cambiava argomento. Era come se avesse un microchip del pensiero unico piantato nel cervello. Non le interessava sentire un altro punto di vista perché non possiede quelli che dovrebbero essere i prerequisiti minimi di un giornalista professionista: la curiosità e il voler capire. Non aveva neanche disfatto le valigie e già aveva deciso quello che scriverà per i prossimi 10 anni. Se i fatti interferiscono con la sua “verità”, peggio per loro, saranno ignorati!


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