Italian Perspectives                                                              

by Sandra Giovanna Giacomazzi

L’Opinione delle Libertà, Edizione n. 1 del 8 gennaio 2009
 
La Slovacchia e l’ingresso nell’euro
 
di Sandra Giovanna Giacomazzi

La Slovacchia è appena entrata a far parte del circolo ristretto degli Stati europei diventando il sedicesimo membro della zona Euro. Proprio quando tutti gli altri Paesi di Eurolandia premono per cambiare i parametri di Maastricht perché troppo rigidi (già prima facevano fatica a rimanerci dentro, figuriamoci adesso con la crisi economica che incombe) la Slovacchia, il cosiddetto parente povero della Repubblica Ceca, l’ex Paese comunista meno propenso al successo, entra con tutte le sue carte in regola.

E’ da anni che la Slovacchia sta lavorando sodo sulle sue riforme. Secondo Peter Kicina, portavoce dell’industria slovacca, il sistema fiscale e i fattori macroeconomici sono eccellenti: i deficit di bilancio, il debito pubblico e l’inflazione sono sotto controllo.

Per la Slovacchia poter diventare membro della zona dell’Euro è una prova autentica di quanto il Paese sia cambiato dalla fine del comunismo e da quando si è separata dalla Repubblica Ceca nel 1993, scissione che allora portò l’industria pesante della Slovacchia al collasso e fece crescere la disoccupazione al 20%.Ma quel rallentamento è stato salutare per risvegliare il Paese. Consapevole di essere responsabili del proprio destino, gli slovacchi decisero di tagliare le tasse, privatizzare le industrie statali, facilitare le assunzioni e i licenziamenti attirando così più di 18 miliardi di dollari di investimenti stranieri.

La Volkswagen costruì una fabbrica all’avanguardia fuori dalla capitale; la Kia e la Peugeot pure. Oggi la Slovacchia è un produttore importante di automobili, macchinari ed acciaio e la sua economia va meglio di quella dei Paesi occidentali che voleva emulare. Secondo la giornalista finanziaria Anca Dragu, il sistema bancario è solido e non ci sono rischi di insolvenza sui mutui come in tanti altri Paesi. Le riforme portate a buon fine dagli slovacchi sono state ispirate dal libero mercato americano, ma gli slovacchi non hanno imitato il vizio statunitense di indebitarsi. Sono queste sane abitudini che hanno contribuito a rendere possibile l’ingresso della Slovacchia nell’euro; e esserne in attesa ha protetto la sua moneta dalle speculazioni. Tuttavia, non tutti gli slovacchi sono contenti di aderire all’euro. Molti temono la salita dei prezzi, altri la perdita di sovranità a solo 15 anni dall’indipendenza. L’analista economico, Radovan Durana, prevede che la Slovacchia perderà il controllo sulla sua economia. “Quando decideranno i tassi d’interesse a Francoforte, si preoccuperanno di ciò che sta succedendo in Francia e Germania e non di quello che succede in Paesi come la Slovacchia”. Ciò nondimeno, vivendo in un piccolo Paese ai confini dell’Europa con una crisi economica globale in accelerazione, la maggior parte degli slovacchi si sente più sicura dentro, piuttosto che fuori dall’euro.


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