Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 128 del 19-06-2007

Scrutini diseducativi

Voti taroccati in nome della privacy

di Sandra Giovanna Giacomazzi

Già qualche anno fa, appena sbarcata nel mondo scolastico italiano, avevo scritto a proposito degli scrutini di fine anno paragonandoli al mercanteggiare da bazar di Marrakech, con docenti che facevano scambi di mezzi e terzi e quarti di punti per alzare qualche voto ai loro studenti. Per non parlare delle lunghe discussioni per decidere se si poteva alzare qualche voto di un punto intero perché mancava solo uno o due punti per saltare la banda di assegnazione del credito. Allora tutto ciò mi era parso molto poco anglosassone, ma nel frattempo, a giudicare dalla meraviglia e il disappunto dei miei altri colleghi stranieri, ho scoperto che non solo questo maneggiare dei voti è molto poco americano, canadese o inglese, ma è anche molto poco francese, tedesco, austriaco o spagnolo. Insomma quest’accomodamento dei voti secondo criteri tutt’altro che obiettivi è una roba tutta italiana. Negli altri Paesi i voti sono sacrosantamente composti dalle medie matematiche, e ogni docente riporta i propri senza dover discuterli o aggiustarli in su o in giù né per conto proprio, né in maniera collegiale.

Un’altra cosa che trovavo molto bizzarra era la maniera pubblica con la quale si comunicano i voti: sulle bacheche nell’atrio della scuola in piena vista non solo di tutti gli studenti, i genitori e altri docenti, ma di chiunque che passi davanti alla scuola. E con tutto il tanto parlare della privacy! Da noi sono comunicati privatamente e mai esposti. Il bello è che proprio per via della “privacy” non si possono pubblicare né sui tabelloni, né sulle pagelle i veri voti degli studenti che hanno delle insufficienze. I due, i tre, i quattro e i cinque vengono sostituiti da un sei con l’asterisco che vuole dire che lo studente ha un debito in quella materia. Ma non si sa se il debito è lieve o grave. Non si sa se il sei con l’asterisco rappresenta un due o un cinque virgola sessantasette! E così lo studente non deve mai affrontare la verità delle sue lacune. Immagina poi come deve sentirsi un ragazzo che ha fatto una fatica enorme per arrivare con le proprie forze a prendere un sei che vede il suo voto pubblicato accanto ad un compagno di classe che avrebbe un tre, ma sul tabellone, l’unica differenza è che l’altro ha un asterisco aggiunto.

Anzi, per chi non lo sa, sembrerebbe quasi un premio. Insomma, in nome della privacy, anziché non rendere pubblici i voti, si pubblicano voti falsi. Una volta, tutte queste bizzarrie mi impressionavano in modo folclorico, per la loro teatralità. Adesso, invece, ciò che mi colpisce è quanto tutto ciò sia diseducativo. Ossia, insegna ai ragazzi l’arte di arrangiarsi e camuffarsi, che tutto è approssimativo, che tutto si aggiusta e forse questo gli è anche utile, purtroppo, per vivere nella società italiana. Ma non gli insegna, di certo, a vivere nel mondo globalizzato o a competere coi loro coetanei stranieri che hanno imparato ad affrontare la realtà delle loro medie matematiche e non a nascondersi dietro una parvenza di trasparenza che per la privacy diventa realtà truccata.


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