Scioperano i Marziani (L"Opinione, 19 ottobre 2002)
Nei giorni precedenti allo sciopero generale i miei studenti mi chiedevano se avevo intenzione di aderire. Io gli ho risposto che, io, in quanto americana, non possedevo il cromosoma dello sciopero. Due settimane prima ero finita per sbaglio in un’assemblea sindacale. Sono rimasta esterrefatta dalle cose che sentivo. Ho guardato tutti i miei colleghi che sono professori da quando hanno cominciato a lavorare. Chi sa quante volte avranno fatto e rifatto i stessi discorsi. Parlavano come se scioperare potesse davvero cambiare qualcosa nelle loro situazioni lavorative. Loro che hanno contratti regolari con ferie e malattia pagate, scioperano per proteggere i protetti. Certo, non scioperano per cambiare la situazione di quelli con contratti come il mio che mi lascia all’arte di arrangiarsi per il periodo estivo, come se potesse vivere in tenda, tanto fa caldo, e chiedere una sospensione del contratto di affitto, della luce, e del telefono. Dopo un’ora di discorsi da delirio, mi sono avvicinata ad una collega che fa parte dell’amministrazione e le ho chiesto fino a quando dovevamo restare là e che cosa succedeva con gli studenti e con le classi. Lei mi ha risposto che io non ero iscritta, e quindi non dovevo neanche stare lì. Sollevata dall’esonero di dover subire un’altra ora di discorsi demenziali, mi sono rifugiata dai miei studenti pensando: Io non vengo da un altro Paese o da un altro mondo, vengo da un altro pianeta. Però i Marziani sono loro.
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