Lo sciopero del «perfect timing» Ragion Politica, 19 novembre 2005
La settimana scorsa hanno scioperato i giornalisti, non tutti, ma soprattutto quelli che vogliono proteggere la loro parte già ben «parata». Nella nuova legge sull'editoria si cerca di rimuovere un po' di protezionismo e di inserire un minimo di flessibilità meritocratica. Ad esempio: se uno è bravo a fare il suo lavoro, viene promosso, e se uno è un semplice «scaldasedia», magari potrebbe perfino essere licenziato. Ad esempio, ancora, se uno stagista si dimostra in gamba potrebbe anche essere assunto, forse facendo rischiare il posto di lavoro allo stesso «scaldasedia». Abituati ad essere tanto protetti e tanto preferiti dal sindacato, inamovibile quanto loro, gridano al massacro sociale mentre massacrano loro il diritto dei cittadini ad essere informati.
Per quanto ci riguarda, però, ci va a genio quando i giornalisti scioperano, perché di solito scioperano proprio quei giornali che stordiscono la mente dei loro lettori con la disinformazione. Anzi, sarebbe opportuno che imparassero a scioperare come si deve, come persone serie, non per avere un paio di giorni di vacanza, ma ad oltranza. Così, magari, i loro lettori sarebbero persuasi nel frattempo a comprare qualche altro giornale, e scoprirebbero che esiste anche un altro punto di vista.
Ma dopo aver letto il discorso di Berlusconi per la Festa Nazionale della Libertà, indetta dal governo per celebrare la caduta del Muro di Berlino, la fine del totalitarismo di stile comunista e la memoria delle decine di milioni di persone che ne furono vittime, quello della protesta contro la legge sembra solo un pretesto. Una motivazione molto più convincente sarebbe: oscurare la notizia, dare meno rilievo possibile all'evento, farlo passare possibilmente inosservato. Non sarebbe la prima volta che indicono uno sciopero con un «timing» di così perfetta censura, anche se questa volta hanno superato se stessi. Di solito, quando i giornalisti fanno sciopero, non lo fanno all'unisono, carta stampata e televisione insieme, ma sfasato, prima l'uno e poi l'altro.
Insomma, mentre ogni momento è buono per ricordare gli orrori e le vittime del fascismo, per non ricordare il totalitarismo comunista - che è durato molto più a lungo e ha procurarato molte più vittime - si stacca la spina e si fermano le rotative.
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