L’Opinione delle
Libertà, Edizione 60 del 13-03-2007
Santanché: "Mandiamo a casa Prodi.
La
leadership è un falso problema"
“Ci sono due argomenti che non mi appassionano: la questione della leadership e quella del sistema elettorale. I cittadini italiani non mangiano né con la leadership, né col sistema elettorale. Il nostro lavoro è risolvere i problemi degli italiani, non riempire i giornali con le chiacchiere su chi deve fare il leader o le regole del gioco per contare i voti”.
E’
così che l’Onorevole Daniela Garnero Santanché
ha captato l’attenzione e la simpatia dei soci di uno dei tanti (45
solo a
Torino) neoformati Circoli di Marcello Dell’Utri durante il loro primo
incontro
in una sala di riunione di un ristorante nella collina torinese. I
circoli di
Dell’Utri hanno lo scopo di offrire momenti di incontro culturali
all’elettorato del centro destra. Un tentativo di formare alla base
ciò che i
partiti stentano a completare: l’unificazione o la confederazione dei
gruppi del
centrodestra a partire da valori condivisi.
Ad ospitare la Santanché è stato il circolo
Principe Eugenio di Savoia, così
chiamato in onore del comandante che aiutò gli Asburgo a fermare
i turchi in
ben quattro occasioni. A Petronell nel 1683, nella battaglia di Zenta
che portò
al Trattato di Karlowitz nel 1699 (obbligando i turchi a cedere
territori che
da molto tempo erano sotto il loro controllo, dando inizio al ritiro
degli
ottomani dalla penisola balcanica), con la vittoria di Peterwardein
(che liberò
l’Ungheria nel 1716), e infine con l’assedio di Belgrado nel 1717.
E’ stata
una piacevole sorpresa per molti aderenti
al circolo e per i loro ospiti scoprire che la Santanché non
solo è piemontese,
è nata a Cuneo, ma ha avuto il coraggio di studiare scienze
politiche a Torino!
Che voce solitaria doveva essere quella di una donna di destra in un
ateneo
dove regnava e regna ancora il coro del pensiero unicissimo.
Tornando
al suo intervento, la deputata di Alleanza Nazionale sostiene che
visto che Forza Italia è il maggior partito del centrodestra e
poiché il suo
leader si chiama Silvio Berlusconi, non si vede che cosa resti da
discutere.
Finché un quarto della popolazione continua a credere nella sua
leadership e
fintanto che lui è ancora disposto ad assecondare il loro credo,
è inutile e
controproducente che continuino ad agitarsi i vari pretendenti delfini.
Lo
stesso vale per la riforma della legge elettorale e la proposta di
modificarla
mediante referendum.
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