Ruanda, "La Stampa" di parte (L'Opinione, 14 giugno 2003)
Domenica sulla Stampa un ennesimo esempio di verità rovesciata, questa volta dalla penna di Claudio Moffa. Scrive dei massacri del 1994 in Ruanda affermando che spazzarono via il legittimo governo Hutu portando al potere i Tutsi. Chiunque abbia seguito gli avvenimenti sa che furono i Tutsi ad essere massacrati dagli Hutu. Il benedetto colpo di stato che riuscirono a fare i Tutsi fu il solo modo di fermare il genocidio, ma chi se lo ricorda? L’articolo di Moffa continua, parlando del “pericolo” che vincano i Tutsi nel referendum di domenica, nonostante siano una minoranza. Ma perché se la prende? Non stanno con le minoranze? Non sono preoccupati piuttosto per le cosiddette dittature delle maggioranze? Evidentemente preferisce che tornino al potere i cari sgozzatori. Applica poi la stessa ragione politica al Congo dove l’unica cosa che lo preoccupa è l’ingerenza dell’Uganda, l’unico stato civile della regione con il Ruanda da quando è governato dai Tutsi.
Conclude poi il suo articolo dichiarando come cosa ovvia che tutto ciò
ha naturalmente a che fare con le “devastanti conseguenze della guerra
contro l’Iraq”, dimostrando che non c’è proprio limite all’abiezione
alla quale sono disposti ad arrivare i sostenitori della politica francese
ed anti-americana. Per chi vuole capire meglio la dinamica del massacro,
Philip Gourevitch, giornalista americano che scrive per “The New Yorker”,
è appena stato al Salone del Libro per la presentazione della traduzione
del suo libro pubblicato da Einaudi intitolato “Desideriamo informarla
che domani verremo uccisi con le nostre famiglie”, che racconta come nell’aprile
del 1994 il governo del Ruanda ordinò a tutti quelli della maggioranza
Hutu di ammazzare tutti quelli della minoranza Tutsi. Scrive Gourevitch:
“Durante i seguenti 3 mesi 800,000 Tutsi sono stati assassinati nel caso
di genocidio meno ambiguo da quando fu perpetrato quello di Hitler contro
gli ebrei”.
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