I radicali nel governo (Legno Storto, Il Pungolo, luglio 2003)
Recentemente l’entrata dei radicali nel governo è stata più volte suggerita come soluzione esterna alle beghe interne della maggioranza, come componente più presentabile e meno imprevedibile della Lega di Bossi.
Non c’è niente che mi farebbe più piacere che vedere i radicali nel governo. Condivido moltissimo, se pur non tutto, dei loro valori e delle loro battaglie. Sarebbero una specie di polizza d’assicurazione contro certi bigottismi d’altri componenti della coalizione. Sono certamente meno rozzi della Lega, anche se per quanto riguarda l’imprevedibilità direi che sono alla pari.
Ciò che mi turba però è che suggeriscono la loro entrata per la porta extra-urna. Vorrebbero che in un’eventuale verifica si facesse un “reshuffling” con qualche carta fuori dal mazzo che è stato scelto dal popolo sovrano.
Dicono che farebbero fare una più bella figura all’Italia durante
il semestre europeo. Ma non è da ieri che si è saputo
che la presidenza sarebbe toccata all’Italia. Potevano pensarci prima,
presentandosi uniti al Polo alle ultime elezioni politiche.
So che spesso e volentieri i radicali fanno cose giuste per ragioni
sbagliate, oppure fanno cose sbagliate, ma per una giusta ragione.
Ma che i proponenti della democrazia per eccellenza si candidano al governo
senza passare per la porta democratica del voto, mi sembra francamente
troppo.
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