Italian Perspectives                                                
by Sandra Giovanna Giacomazzi 


Proud to be Italian (L'Opinione della Libertà, 14 novembre 2003)

A sentire i primi commenti dei comandanti italiani dall’Iraq, mi sono sentita “fiera d’essere italiana”, esattamente come mi sono sentita “proud to be an American” quando avevo sentito la premura nelle voci dei generali americani e quando avevo visto la cura con la quale i nostri soldati avevano cercato di rovesciare Saddam Hussein, facendo il meno danno possibile, sia in termini di vite umane, soldati e civili, che di infrastrutture.  Il tono di voce degli ufficiali italiani era indignato dall’idea che i loro militari non fossero consapevoli che la loro missione non era una passeggiata nei boschi.  Le loro parole respingevano l’accusa che fossero stati ingannati sulla pericolosità del loro compito.  La loro fermezza rifiutava come improponibile l’idea di una ritirata.  Parole e postura che mi hanno fatto ricordare le parole di John F. Kennedy quando fu fondato il Peace Corps, “Ask not what your country can do for you, ask what you can do for your country.”  Non chiedere che cosa può fare il tuo Paese per te, chiedi cos’è che tu puoi fare per il tuo Paese.  In un mondo dove tutti parlano di diritti e nessuno dei doveri, le parole di questi militari arrivano come una brezza d’aria fresca.  I soldati che partecipano al mandato in Iraq si sono fatti la domanda:  Che possiamo fare noi per le nostre patrie, per le nostre famiglie, per la nostra civiltà, per proteggere il mondo libero da chi con la vigliaccheria terroristica lo vorrebbe distruggere?  La loro risposta:  portare gli aiuti, la sicurezza ed i valori di libertà e democrazia dove mancano.  Quando vedono morire i loro compagni di missione, non pensano di abbandonare.  Rispondono, “Rischiare la vita per la sicurezza: è questo il nostro lavoro.”  Un dovere che compiono per il beneficio di tutti, anche per quelli che senza vergogna e senza ritegno vanificano i sacrifici di questi uomini continuando a raccontarci come si stava meglio in Iraq quando si stava peggio.



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