Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 266 del 05-12-2007

Primarie americane

Usa, caccia al candidato più “eleggibile”

 di Sandra Giovanna Giacomazzi

  Domenica sono usciti dei nuovi sondaggi in Iowa che rivelano un lieve sorpasso, sia per il democratico Barack Obama che per il repubblicano Mike Huckabee. Ma se nei sondaggi dell’Iowa avanzano i candidati che stavano in seconda e terza fila, in quelli nazionali gli elettori dicono di cercare non solo un candidato che corrisponda ai loro punti di vista, ma uno che sia “electable”! Ma cosa vuol dire essere eleggibile? Come generalizazione è una parola che ognuno definisce a modo suo. Ma non si può ignorare l’ovvio. “Electability” ha sempre corrisposto ad un modello convenzionale. Quando si parla di qualcuno che ha un aspetto “presidenziale” l’immagine mentale è sempre stato: maschio, bianco, media età. Tuttavia “electibility” ha anche che fare con la capacità di calmare le paure e le ansie degli elettori e quindi spesso si usa la parola per significare largamente accettabile, non troppo radicale.

Quest’anno per la prima volta ci sono tanti candidati che non corrispondano all’immagine tipica e tradizionale di chi è considerato “eligibile”. Non solo Hillary Clinton è la prima candidata donna e Barack Obama il primo candidato nero, ma Rudolf Giuliani è il primo italoamericano, John McCain è il più vecchio e Mitt Romney è il primo mormone. Ma non pare che gli americani pensano di congedare le loro candidature per questi fattori.

Ciò nonostante John Edwards ha dichiarato più volte che è lui il più eleggibile sul lato democratico. Molti interpretano questa sua esternazione come dire “io corrispondo di più” a quell’immagine tipica che gli altri candidati come Clinton o Obama. Edwards ha poi un’altra carta corrispondente: è un uomo del Sud. Gli ultimi tre democratici eletti erano uomini del Sud: Bill Clinton, Jimmy Carter e Lyndon B. Johnson. Negli ultimi cento anni gli unici democratici eletti alla presidenza che non avevano radici nel Sud erano Franklin D. Roosevelt e John F. Kennedy, ma ciò avveniva molto tempo fa. Oggi il Sud ha un ruolo molto importante per la politica degli Stati Uniti: porta più di metà dei voti elettorali che servono per far vincere un candidato. Però i democratici non stanno andando forte in quegli stati come non sono andati forte nelle ultime due elezioni. Quindi l’argomento di Edwards è giusto. Resta a vedere, però, se lui è la risposta!

La questione di “electability” è, naturalmente, importante anche per i repubblicani anche se ai sondaggisti hanno riferito criteri diversi. Una parte dice che significa tenere la base unita e entusiasta. L’altra dice, che, se si vuole vincere, bisogna competere con Hillary (dando per scontato che sarà lei il candidato democratico) anche per le aree suburbane e i votanti nuovi. Sarebbe senza dubbio Rudy Giuliani il candidato più capace a portare via ai democratici i grandi stati blu come lo stato di New York, il New Jersey e la California. Ma quelle stesse qualità che lo rendono competitivo negli stati blu, lo mettono a rischio negli stati rossi dove tenderebbe ad alienare i veri conservatori della base repubblicani. Questo potrebbe aprire la strada ad un terzo candidato indipendente sulla destra, che finirebbe per dividere il voto repubblicano, un po’ come l’ambientalista Ralph Nader aveva diviso il voto democratico nelle elezioni del 2000.


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