L’Opinione delle
Libertà, Edizione 231 del
27-10-2006
Lo scrittore pubblicò “Processo
dell’Islam alla civiltà occidentale”
quarant’anni prima di Huntington
Guido Piovene primo profeta della teoria
dello
scontro di civiltà
Per
alcuni di noi i primi campanelli di allarme
contro il pericolo che il fondamentalismo islamico avrebbe potuto
portare alle
libertà moderne cominciarono a suonare in concomitanza con la
rivoluzione
iraniana, con il ritorno dall'esilio dell’Ayatollah Khomeini da Parigi,
con la
scomparsa delle ragazze in minigonna per le strade di Tehehran, con
l’apparizione del velo. In quei tempi ci toccava litigare con gli
“amici” che
cantavano vittoria, che esaltavano la rivoluzione, che leggevano e
pendevano
dalla penna di Francois Foucault.
Abbiamo
appreso invece, da un recente articolo di
Enzo Bettiza pubblicato sulle pagine culturali della Stampa, che i
campanelli
suonarono molto prima, quando eravamo ancora in fasce.
L’incipit dell’articolo di Bettiza è una
citazione del magistrato e giurista libanese Hassan Kabalan,
pronunciata ad un
convengo di autorevoli intellettuali musulmani e italiani organizzato a
Venezia
dalla Fondazione Cini nel lontano 1955. Disse Kabalan: “L’Islam non
prevede
confini, ma l’unità dei musulmani solidali fra loro. Tale
unità esclude partiti
e gruppi. L’Occidente ha portato, invece, i parlamenti, i partiti, le
camarille. L’Occidente ha imposto la manomissione dello Stato sui beni
di Dio e
non potrà migliorare: preso dal culto del denaro e della forza,
resterà
infecondo. Si riconosca che le leggi dell’Occidente in Oriente hanno
fatto
fallimento. L’Islam subisce, non accetta, la civiltà europea”.
Ha poi concluso
il suo intervento con questa ciliegina sulla torta: “Mi sono già
fatto un
giudizio sulla civiltà occidentale leggendo i libri occidentali:
la condanna è
definitiva. Il musulmano, di qualunque ceto, luogo di nascita e grado
di
cultura, porta l’idea d’essere superiore o almeno eguale agli altri”.
Il resoconto del convegno fu raccolto da Guido Piovene che
pubblicò un libretto
di un’ottantina di pagine intitolato, “Processo dell’Islam alla
civiltà
occidentale”, che fu praticamente ignorato. Pare che la stessa
disattenzione fu
dedicata ad una riedizione dell’opuscolo pubblicato dagli Oscar
Mondatori due
mesi dopo l’undici settembre. La conclusione di Piovene fu: “Sotto una
compitezza formale e di maniera, l’atteggiamento musulmano è
stato quello di
uomini che non vogliono dimenticare d'essere parte in un conflitto.
Come nei
comunicati di un Paese in guerra, essi non volevano ammettere la minima
colpa,
anche storica, qualsiasi fatto tale da indebolire la loro posizione di
grandi
accusatori”.
Le parole
pronunciate da Kabalan e i suoi colleghi
musulmani e i commenti di Piovene suonano attualissime. Un presagio,
come
quello di Samuel Huntington, dello scontro odierno, della grande
disputa aperta
dal Pontefice su ragione, fede e diversità religiosa e delle
difficoltà attuali
a far prendere radici ai semi della democrazia sul terreno afgano e
iracheno.
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