Italian Perspectives                                             
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

Le parentele del petrolio (Sull’Opinione, 13 marzo 2003)

Ogni volta che si discute delle motivazioni economiche degli americani ad agire in Iraq, si imputano le famigerate “sette sorelle” dimostrando una larga diffusione di ignoranza e di informazione alquanto anacronistica.  Intanto delle sette vecchie sorelle, solo tre erano americane:  la Standard Oil Company di Rockefeller, la Texaco del texano, Cullinan, e  la Gulf Oil Corporation di altri due texani, Guffey e Galey.  Le altre quattro, non erano sorelle, ma se mai, cugine:  la Caspian and Black Sea Petroleum Company del parigino Rothschild, la Royal Dutch dell’imprenditore danese Ziegler, la Shell dei fratelli inglesi di nome Samuel, e la Anglo-Persian poi diventata British Petroleum, nata dalla cooperazione fra il generale armeno, Kitabgi,  D’Arcy, un capitalista anglo-australiano, e la Burmhan Oil, società scozzese operante in Birmania.  Quindi “le sette sorelle” americane erano invece sette cugine internazionali.

Oggi, chi è un po’ meno disinformato sui fatti parla di cinque sorelle, azzeccando il numero, ma sbagliando sempre la parentela.  Sono Mobil, Exxon, Chevron, Arco, e Conoco, le 5 nipotine nate dallo smembramento di una delle cugine, della Standard Oil Trust, imposto dallo stato nel 1911.  Ed è solo a queste che si imputa ogni male e ogni lugubre interesse per l’oro nero alrui.  La Shell, la BP, la Elf-Fini-Total, e altre decine di compagnie petrolifere non americane sono aziende di beneficenza.  Sono solo le cinque “sorelle” e il governo degli Stati Uniti che battano i tamburi di guerra, per potersi acchiappare tutto il petrolio nei quattro angoli della terra.

Se invece di raccontarsi queste favole sulle sorelle, si ascoltassero i lunghi reportage sulla CNN, si saprebbe dell’impegno dei Think Tank di Washington convocati dalla Casa Bianca per garantire che sarà il popolo iracheno, assieme ai suoi 4 milioni di esuli, di cui 300,000 negli Stati Uniti, a raccogliere i benefici economici e di libertà dopo un’eventuale intervento.  Come abbiamo visto in Kosovo ed in Afghanistan, tutte le peggiori previsioni, di un’America rapace e pronta a ghermire ogni vantaggio economico a scapito delle popolazioni locali, si sono rivelate clamorosamente false.  Ma purtroppo, il nucleo dell’anti-americanismo è arduo da spaccare.  Come diceva Einstein, è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.



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