di Sandra Giovanna Giacomazzi
Circa un mese fa
sono stata all’ASL per la valutazione del mio handicap ai sensi della
legge
104, che riguarda le agevolazioni sul lavoro.
Ho avuto la convocazione dopo solo due mesi dalla data della
richiesta. I medici della commissione
si sono comportati con molta sensabilità, dimostrando un vivo
interesse per le
peculiarità della mia patologia rara ed empatia per le
difficoltà che infligge
a chi ne è colpita. Il colloquio
è
stato succinto, ma esaustivo e sono uscita con la sensazione che ci
fosse stata
una corretta percezione della mia situazione.
Dopo una sola
settimana ho ricevuto la valutazione scritta del colloquio: “portatore di handicap” e “in condizione di
gravità”. L’assegnazione della
“gravità” è molto importante perché è
quella che dà il diritto ad agevolazioni
che potrebbero cambiare significativamente la qualità della mia
vita. Il diritto consiste nella
possibilità di assentarsi
dal lavoro per tre giorni al mese, senza consumare i giorni di mutua e
quindi
senza le detrazioni previste dal Ministro Brunetta.
Io avrei optato
per la seconda soluzione essendo quella che porterebbe meno disagio
alla scuola
dove insegno e anche quella che mi avrebbe dato più sollievo: non solo 12 ore di cattedra anziché 18,
ma 6
classi anziché 9, 150 studenti piuttosto che 225, 300 genitori e
non 450, 3
consigli di classe di meno, come pure 3 scrutini di meno, per non
parlare dei
compiti in meno da correggere! Insomma,
un sollievo fisico e visivo non indifferente
La
mia euforia
per la prospettiva di beneficiare di questo diritto è durata per
meno di 48
ore. Sono stata informata dai sindacati
che potrebbe essere molto imprudente che io cercassi di avvalermene,
perché,
essendo precaria, potrei non essere rinominata l’anno successivo e
trovarmi
senza lavoro. L’ennesimo “comma 22”
della carrellata! Un amico mi ha
suggerito di smettere di scrivere articoli di denuncia e di passare ad
azioni
più radicali come quella di incatenarmi ai cancelli dei
ministeri. Non sarebbe tanto il mio stile
ma, cornuta e
mazziata, la tentazione c’è. Non
saprei, però, fra sanità e istruzione, da quale ministero
cominciare!
Ma non voglio
credere che i sindacati abbiano ragione.
Ho un buon rapporto con la direzione della mia scuola, coi miei
colleghi
e soprattutto coi miei studenti. E
sebbene nessuno sia indispensabile, insegnanti di diritto di madre
lingua
inglese non è che crescano sotto i portici del capitale
subalpina. Però il fatto che i
sindacati pensano che il
pericolo ci sia e non propongono una soluzione la dice lunga sulla loro
preoccupazione
di proteggere i già protetti. E lo
stato non è da meno, colpendo più forte chi è
più debole.
You may request information by sending an e-mail to:
giogia@giogia.com Ritornare alla lista