Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi

L’Opinione delle Libertà, Edizione 248, 14 novembre 2009

 Mad Men, Fumo e Schermi LCD   

 di Sandra Giovanna Giacomazzi

“Mad Men” è una serie televisiva americana stilisticamente perfetta.   Raffinata e cinematografica, è  ideata da Matthew Weiner e ambientata a Manhattan agli inizi degli anni sessanta.  “Mad” non sta per “arrabbiato” o “matto”, ma per Madison Avenue, dove si trovavano tutte le agenzie di pubblicità più quotate dell’epoca e “mad men” era il termine coniato dai creativi di quelle agenzie per denominare se stessi.   In Italia, la serie, oramai alla terza stagione, è trasmessa da Sky sul canale Cult. Ogni episodio è una fotografia socio-antropologica dell’epoca attraverso le campagne pubblicitarie dei clienti dell’agenzia Sterling & Cooper: dalla corsa per la Casa Bianca fra Nixon e Kennedy, al reggiseno a punta, alle sigarette, ma senza il beneficio dei testimonial dei medici. Sì, perché, per quanto ci sembri inverosimile oggi, prima di allora, erano proprio i medici a prestare la loro testimonianza sugli aspetti salutari delle sigarette.  Pur senza la nostra conoscenza minuziosa odierna dei danni insidiosi del fumo, pare pazzesco che chiunque potesse pensare che succhiare il fumo dentro i polmoni non fosse nocivo.  Segnate le mie parole: fra pochi anni, faremo simili valutazioni riguardo agli schermi LCD.

 Io ho sempre posseduto solo dei computer portatili che compravo quando tornavo negli Stati Uniti.  I miei primi tre computer avevano schermi a “matrice attiva”.  Ero sempre disposta a pagare i $1000 in più per i primi due e i $500 in più per il terzo, perché la qualità dell’immagine era imparagonabile.  Tutti mi chiedevano come facevo a passare ore davanti al computer a scrivere articoli, preparare materiale didattico e fare ricerche sul web.  Non facevo nessuna fatica.  Non mi dava nessun fastidio.  Anzi, stare davanti a quegli schermi era come un balsamo per i miei occhi, specialmente paragonato alle alternative: i “dual scan” dei portatili e il CRT dei Desktops, davanti ai quali ero cotta dopo dieci minuti.  Poi, nel 2003, comprai il mio quarto computer.  Dettai tutte le specifiche che mi servivano al venditore, aggiungendo alla fine, “e naturalmente lo schermo a matrice attiva, come al solito”, al quale egli rispose, “non c’è più bisogno di specificarlo; ormai sono tutti a matrice attiva”.  Naturalmente ero contenta di non dover più pagare il sovrapprezzo.  Tuttavia, quando arrivai a casa e accessi il nuovo computer per la prima volta, la sensazione che ebbi era come se i miei occhi fossero due uova sfrigolanti in padella.  Talmente mi dava fastidio che continuai per mesi ad adoperare il vecchio computer.  Ma non avevo cambiato computer per il vizio del nuovo, ma perché quello vecchio era zoppicante: l’hard drive e la ram non reggevano proprio più.  Dopo anni di lamentele finalmente trovai qualcuno che seppe darmi una spiegazione tecnica per le mie sensazioni.  Gli schermi LCD sono a retroilluminazione a fonte unica, quindi è come se guardassimo una specie di neon grande quando lo schermo.  La vera matrice attiva, invece, aveva un’illuminazione pixel per pixel, tantissime, piccolissime fonti di luce.  Uso il passato perché pare che non siano più in produzione se non per i sottomarini americani. 

Io avrò una patologia rara che rende le mie retine particolarmente sensibili, ma sono convinta che questi schermi micidiali fanno male a tutti anche ai più giovani.  I miei stessi studenti si lamentano.  Pensare che fissare per ore una luce così abbagliante non sia nocivo è ingenuo, tanto quanto credere allora che respirare il fumo non lo fosse.  Oggi ci sono tante cause “class action” contro i fabbricanti di sigarette.  Fra pochi anni toccherà a quelli che costruiscono schermi LCD. Nel frattempo, se voglio risparmiare ai miei occhi l’agonia dei LCD, non mi resta altro che andare a Washington a trovare qualche ammiraglio da sedurre!


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