Italian
Perspectives
by Sandra Giovanna
Giacomazzi
L’Opinione
delle Libertà, Edizione 213 del 3 ottobre 2009
Un medico
meraviglioso e la bacchetta magica
di Sandra Giovanna Giacomazzi
“Dimmi che cosa preferisci: un dottore che ti tiene la mano mentre
muori o uno che ti ignora mentre cerca di salvarti la vita?” Parole di
Dr. House. Se è vero che ciò che rende così
irresistibile il protagonista della serie televisiva del medico che
risolve tutti i casi irrisolvibili è proprio la sua antipatia,
nella vita reale, preferiremmo un medico che non escluda il cuore dalla
competenza.
Da quando ho cominciato a scrivere questa serie di articoli sulla mia
patologia rara, Pseudoxantoma Elastico, ho avuto un susseguirsi di
benefici che non mi aspettavo. A partire dal contatto con il
C.M.I.D., che, pur non occupandosi della mia patologia rara aveva
deciso di interessarsi del mio caso cercando di indirizzarmi
meglio. Nell’attesa di vedere l’oculista al quale intendeva
indirizzarmi, avevo trovato una sua relazione su internet. Pur
trattandosi degli aspetti clinici delle maculopatie, da ogni sua
osservazione traspirava un’aura di empatia, un’attenzione per come
cambia la qualità della vita delle persone che perdono la
vista.
Quando poi ci siamo visti, dopo aver guardato i miei esami, è
stato lui a chiedermi delle mie difficoltà ad adeguarmi al buio,
e delle mie problematiche motorie con un campo visivo così
ristretto, disagi che sono dovuti a manifestazioni atipici per la mia
patologia, una rarità nella rarità. Aveva subito
tradotto gli aspetti clinici in conseguenze nella vita
quotidiana. In poche parole, non si è smentito! Per
aiutarmi ad affrontare meglio queste difficoltà, mi ha
indirizzato all’Associazione Piemontese Retinopatici ed Ipovedenti,
dove sto trovando un sostegno significativo riguardo alle pratiche
burocratiche da sbrigare per accedere ai servizi di assistenza e agli
ausili disponibile, nonché un sopporto psicologico da persone
che condividono simili difficoltà.
Ma tornando al primo incontro con il mio nuovo medico meraviglioso, mi
ha subito consigliato di prendere in considerazione l’utilizzo di un
bastone bianco, iniziando, però, il suo discorso con una
premessa kilometrica, come se si aspettasse di trovare una resistenza
irremovibile. Invece, pur non avendoci mai pensato prima, appena
lui ha pronunciato le parole “bastone bianco”, immaginavo tutte le
scene quotidiane nelle quali avrei potuto trarne vantaggio. Non
avevo bisogno delle sue parole di persuasioni. L’esperienza ha, poi,
confermato le mie convinzioni. Usando il bastone non urto
più contro le cose o contro le persone. La gente non mi
urla più addosso, “Ma che cavolo fa? Non vede?” Non
devo più chiedere scusa e spiegare che, effettivamente vedo poco
e male. Se mai sono loro che mi chiedono scusa, che mi vengono
incontro, che mi avvertono dei pericoli che sfuggono alla mia
vista. Ho imparato, presto, però, perché il mio
medico pensava di dovere sprecare tante parole per persuadermi.
Ci sono persone messe ben peggio di me che lo rifiutano. Non
accettano la loro malattia e temono che il bastone sgualcisca la loro
immagine. Salvo poi lamentarsi perché la gente non
è riguardosa nei loro confronti! Io non sono per niente
contenta di accettare il mio destino, ma se portare un bastone bianco
significa evitare tensioni e incomprensioni e non dover rinunciare alla
mia autonomia, ben venga! Anzi, portarlo è già stato
motivo di opportunità d’incontri e di dimostrazioni
compassionevoli.
I commenti del mio medico la prima volta che mi ha visto col
bastone? “L’ho vista prima camminare con grinta per i corridoi
ondeggiando la sua bacchetta magica! Magari riuscissimo a
contagiare i nostri pazienti con la praticità della sua
mentalità anglosassone!”
request information
by sending an e-mail
to:
giogia@giogia.com
Ritornare alla lista