Italian Perspectives                                                              

by Sandra Giovanna Giacomazzi

L’Opinione delle Libertà, Edizione 64 del 28 marzo 2009,

Ordine del medico:  “Vada a casa e si prepari a diventare cieca” 

di Sandra Giovanna Giacomazzi

“Lei ha una malattia rara che porta alla cecità.  Se ne vada a casa e si prepari”.  Queste le parole lapidarie pronunciatemi con brutale franchezza da un medico tre anni fa, dopo il mio primo “episodio” d’emorragia retinica che porta alla degenerazione maculare.  Non è che mi stesse raccontando qualcosa che non sapessi.  A differenza di molte altre persone che soffrono di malattie rare, io ho avuto una diagnosi molto precoce, all’età di nove anni, e quindi sapevo che una delle tante manifestazioni della mia malattia fosse la possibilità di diventare cieca.  Sono sempre stata consapevole della spada di damocle che è sospesa su di me.  Ma a decenni di distanza, speravo di trovare salvezza nella scienza.  E non mi aspettavo che mi cadesse così a cielo sereno.  Anzi, in un momento particolarmente felice della mia vita.

Le malattie rare sono chiamate “orfane” perché sono dimenticate da Dio, per chi ci crede, e dalla scienza perché per loro non ci sono i soldi per finanziare la ricerca.  Mancano i numeri perché valga la pena dal punto di vista economico.  Solo quando c’è qualche personaggio famoso che ne soffre, queste malattie riescono ad attirare un po’ di attenzione e, quindi, soldi, su di sé.  Io non sono famosa, ma godo del privilegio di scrivere ed essere pubblicata su questo giornale.  Sono alcuni anni che l’associazione dei malati della mia malattia mi implora di sfruttare questo privilegio per parlare della mia patologia.  Ma non è facile rendere pubblica una vicenda così privata.  Mesi fa chiesi alla redattrice di questa pagina, Valentina Diaconale, se era disponibile ad ospitare un articolo sull’argomento.  Mi fece raccontare la mia storia e decise di volerne dedicare addirittura una colonna.  Sembrava un’idea sproporzionata. Invece, lei non voleva che scrivessi della mia malattia in modo clinico e asettico, ma che raccontassi la mia storia in maniera aneddotica con una serie di articoli, per poi aprire lo spazio ad altre malattie rare.  Un’offerta generosa, ma che rese ancora più difficile il mio compito.  Fui molto sorpresa dalla sua sensibilità riguardo all’argomento.  Scoprii che conosceva da molto vicino le difficoltà particolari che devono affrontare le persone con malattie rare che i medici non sanno riconoscere, e che poi, quando finalmente arrivano ad una diagnosi, non sanno cosa fare per trattarle.  Conosceva già le situazioni paradossali, il labirinto di gabole burocratiche della sanità che è il quotidiano per chi è diverso.  Quindi, cari lettori, vi racconterò la mia storia, simile a tante altre.  Spero di non annoiarvi.  Non c’è niente di più tedioso di qualcuno che ti racconta i suoi malanni.  Farò del mio meglio.  Poi la parola passerà alle altre malattie rare.  Secondo l’ultimo conteggio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ce ne sono 6000.  Il materiale non ci mancherà.  A proposito, la mia malattia si chiama Pseudoxantoma Elastico o PXE.  Per avere ulteriori informazioni, fare una donazione diretta o destinare il vostro cinque per mille alla ricerca:  PXE-Italia Onlus n. 91157050377,  www.pxe.org e www.pxeitalia.unimo.it  1 continua…


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