Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 204 del 26-09-2006

L’illusione buonista e conciliante ci sta di fatto condannando alla resa ad un mondo intollerante, disumano e liberticida

Il rischio Eurabia è sempre più vicino: si avvera la profezia di Oriana

di Sandra Giovanna Giacomazzi

Oriana che sei nei cieli, sei partita troppo presto. Hai visto che cosa stanno combinando con papa Ratzinger? In una lezione all’Università di Ratisbona, lui cita l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo che nel 1391, in un colloquio con un interlocutore persiano afferma: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava.” “Eh beh”, tu dici. “Qual è il problema?” Puoi capire! Scoppia un putiferio. Pretendono scuse. Lui non chiede scusa, ma spiega che quelle parole erano citate e che non rappresentano il suo pensiero. Sarà. Ma quelle parole sono attualissime, tant’è vero che sono state usate come pretesto per sfilare e affilare ulteriori spade. Ammazzano una suora in Somalia, bruciano chiese in Cisgiordania, minacciano la distruzione di Roma. Come mai trovano offensive parole che calzano alla perfezione la missione che loro professano?

Ma peggio ancora sono gli abitanti di quell’Eurabia che tu avevi così abilmente e cassandrescamente profetizzato. “Una citazione inopportuna” “Parole incendiarie”. Non solo non imbracciano le armi, non alzano un dito, ma non alzano neanche la voce per impedire l’assalto. Anzi, a furia di buonismi, di correttezze politiche varie, di porgere l’altra guancia, di permettere un’immigrazione selvaggia, di concedere indulti e cittadinanze come se fossero caramelle, altro che difenderci in battaglia, ci hanno già consegnato alla resa.

Parlo a te, Oriana e penso a te nei cieli, anche se sono un’atea cristiana come te. Anzi, ti ringrazio per avere inventato il termine che in due parole mi si addice senza bisogno di tante spiegazioni. Atea, perché la ragione non mi permette di credere. Cristiana, per l’educazione ricevuta, per affetto, per nostalgia, per l’odore dell’incenso (non quello nauseabondo che vendono per strada, ma quello vero che bruciano nelle chiese durante le liturgie) e per il dono della libertà e della parità dato alle donne da Gesù, come ci ha ricordato Ida Magli, più significative di tutte le battaglie di tutte le femministe messe insieme, e per i suoi insegnamenti di lasciare le nostre orme su questa terra nel segno dell’amore. Dell’amore. Non del perdono.

 Questa roba del perdono, mi ha sempre convinto poco. Sa troppo di condono. Si pecca, ci si confessa, ci si fa perdonare e si torna allegramente a peccare. Roba poco seria. Come si fa, poi, a perdonare tutti coloro che per cinquant’anni erano pronti, ansiosi e speranzosi di consegnarci ai carri armati sovietici e che adesso si preparano allegramente e multiculturalmente a consegnarci alla mezzaluna, al chador, al burqa, se ci va bene, se no, ai tagliagola?

 Amo la vita, Oriana, però ti invidio. Non dovrai testimoniare alla tua profezia. Però ci manchi, quanto ci manchi. Pur non essendo credente a volte concedo alla mia fantasia qualche piccola scappatella nel credere, giusto per la durata di un film, quei film americani dove c’è qualche fantasma che torna sulla terra cercando un medium per risolvere qualche questione in sospeso. Ecco. Vorrei che tu potessi scegliere la penna di uno di noi con cui continuare a mitragliare il messaggio della tua ultima missione. Aspettiamo qualche segnale, un po’ di munizioni, l’ispirazione.


Editors interested in subscribing to this syndicated column may request information by sending an e-mail to:

giogia@giogia.com                             Ritornare alla lista