L’Opinione della Libertà, Edizione 273 del 03-12-2005
Onu, sessant’anni di delusioni
di Sandra Giovana Giacomazzi
“L’idea era che i paesi più importanti usciti vittoriosi dalla Seconda guerra mondiale avrebbero continuato a collaborare dopo la guerra per mantenere la pace attraverso le Nazioni Unite. Questo, però, risultò una mancanza di lungimiranza sbalorditiva, perché proprio l’Unione Sovietica era il più importante criminale sulla scena mondiale del dopoguerra!” E’ con queste parole di Joshua Muravchik dell’American Enterprise Institute che esordisce il documentario “Broken Promises”, uscito in un numero ristretto di sale cinematografiche negli Stati Uniti. “Broken Promises”, “Promesse non mantenute”, narrato dall’attore Ron Silver, racconta come le Nazioni Unite abbiano fallito clamorosamente la loro missione già dall’inizio. Solo un anno dopo la fondazione delle Nazioni Unite Winston Churchill fece un ammonimento.
Vide l’Unione Sovietica e la sua aggressività nell’Europa dell’Est come una minaccia e si chiese come un corpo mondiale dedicato alla pace potesse includere uno Stato totalitario nel Consiglio di Sicurezza. “Dobbiamo assicurarci che il suo lavoro sia fruttuoso, che sia un vero tempio della pace e non l’area di comando per la Torre di Babele”. Il film denuncia come l’organizzazione sia diventata proprio quella torre, come abbia fallito sia nelle sue omissioni, come nel Ruanda, sia nei suoi interventi, come Srebrenica. Include testimonianze di persone che hanno lavorato sul campo in varie missioni dell’Onu, che si lamentano di quanto fossero mal preparate ed addestrate per i compiti a loro assegnati. Uno studente di legge con nessuna conoscenza di operazioni militari si è trovato a dover gestire gli scambi di prigionieri di guerra. Una donna che faceva la segretaria in Cambogia, specializzata nella logistica, ha dovuto gestire operazioni d’intelligence.
In un dibattito fra David Bossie, co-produttore del film e presidente di Citizens United, e David Schorr, della Stanley Foundation, Schorr sostiene che le Nazioni Unite siano riformabili, Bossie che sarebbe stato meglio cominciare da capo con un’organizzazione gestita esclusivamente dalle democrazie. Secondo Schorr i misfatti dell’Onu non sono colpa dell’organizzazione ma dei paesi membri e dei loro governi. Il suo punto conferma però quello di Bossie: “Ci sono troppi paesi membri che non sono democrazie”. Schorr afferma che le Nazioni Unite esistono da sessant’anni: “non possiamo disfarcene e cominciare da capo”. E Bossie sostiene il contrario: “se abbiamo sbagliato per sessant’ anni, non vuol dire che siamo obbligati a sbagliare per altri sessanta”!
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