Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 58 del 22-03-2008

Primarie usa

Jeremiah Wright, il reverendo che imbarazza la sinistra

 di Sandra Giovanna Giacomazzi

Due settimane fa erano i suoi consiglieri a commettere gaffe dopo gaffe, rivelando le incongruenze fra la retorica delle promesse elettorali e le vere intenzioni politiche del candidato democratico, Barack Obama. Ma molto peggio sono state le uscite razziali e poco patriottiche del suo pastore. Il reverendo Jeremiah Wright, della Trinity United Church of Christ di Chicago, è appena andato in pensione, ma la settimana scorsa sono uscite dei video di alcuni suoi sermoni estremamente incendiari. In uno, ha paragonato Obama a Gesù e ha promosso la sua candidatura criticando la sua rivale, Hillary Rodham Clinton, con un linguaggio palesemente razzista. “Barak sa che cosa vuol dire essere un uomo nero e vivere in un Paese e in una cultura che sono controllati da gente ricca e bianca”, urlava alla sua congregazione. Pare che i sermoni di Wright siano anche stati spesso impregnati di un sentimento poco patriottico se non proprio anti-americano come quando dopo l’undici settembre aveva dichiarato che l’America aveva incoraggiato gli attacchi essendo lei stessa una promotrice di terrorismo!

Obama ha denunciato le dichiarazioni del suo pastore definendole inaccettabili ed imperdonabili. Il senatore frequenta la Trinity United Church of Christ dall’inizio degli anni novanta. Venerdì Obama ha risposto lasciando un messaggio sul blog di Huffington Post spiegando il suo rapporto con Wright e la Trinity Church: secondo Obama è stato proprio Wright a portarlo al cristianesimo, a celebrare il suo matrimonio, a battezzare sua figlia e ad ispirare il titolo del suo libro, “L’audacia della speranza”. Ma Obama ha dovuto ripetere la sua denuncia per l’audacia fuori misura delle parole del suo pastore. “Credo che parole che degradano gli individui non abbiano nessun posto nel nostro dialogo pubblico”. Di tutte le chiese che abbondano negli Stati Uniti, aver scelto proprio quella ed esserci rimasto per quasi vent’anni dirà pure qualcosa sulla capacità di giudizio dell’uomo che si propone come candidato ad entrare nell’Oval Office della Casa Bianca.


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