L’Opinione delle Libertà, Edizione 36 del 21-02-2008
Le elezioni nel Wisconsin e nelle
Hawaii si concludono con altre sconfitte per
Hillary Clinton
Non vuol proprio
finire l’Obama “momentum”
di Sandra Giovanna Giacomazzi
Era già dalla
settimana scorsa, dopo le primarie del Potomac, che il senatore
dell’Illinois,
Barack Obama aveva accumulato vittorie sulla sua rivale la senatrice di
New
York, Hillary Clinton in qualunque maniera si contasse: più voti
popolari, più
stati, più delegati. E con il fatto che avesse vinto otto stati
di seguito si
cominciava a parlare di “momentum” una parola quasi intraducibile in
italiano
che ha origine come termine della fisica ma che in inglese viene usata
molto
spesso in maniera figurata. Tradotto letteralmente è “momento”,
la quantità di
moto, o la misura che esprime la propensione di un corpo in movimento a
non
rallentare. Forse la traduzione più vicina sarebbe “tendenza di
propulsione”.
In ogni modo per una settimana si è parlato dell’importanza per
la Clinton di
vincere nel Wisconsin, non tanto per i delegati che quella vittoria le
avrebbe
portato, ma per bloccare il “momentum” delle vittorie di Obama.
Adesso che il martedì ha portato ad Obama non solo una vittoria
schiacciante
nelle Hawaii (76/21), che si dava per scontata trattandosi del suo
stato
nativo, ma anche quella del Wisconsin, dove l’elettorato appartiene
alla base
della Clinton, il “momentum” di questo suo “winning streak”, o ondata
di
vittorie, sembrerebbe una “tendenza irrefrenabile”. Per la prima volta
Obama è
riuscito ad incidere sensibilmente su due importanti elementi della
base
dell’elettorato di Clinton, ossia le donne e i “blue collar workers”, i
lavoratori che non hanno frequentato l’università. E questo
nonostante
l’inasprirsi dei discorsi dei due candidati che ha fatto allontanare il
sogno
di un possibile “Dream Team” coi due candidati sullo stesso ticket a
novembre.
La Clinton, in modo particolare, ha sfoderato le armi accusando il suo
rivale
di dire “just words”, solo parole senza sostanza. Quando, poi, Obama ha
inserito qualche proposta propositiva nei suoi discorsi, la Clinton lo
ha
accusato di aver rubato queste politiche al suo programma. (Sarà
Obama adesso
che imita Veltroni?). A quel punto Obama si è difeso
dall’attacco iniziale
della Clinton citando famosi discorsi di Martin Luther King, Abraham
Lincoln e
John F. Kennedy, chiedendo se anche queste per Clinton fossero “solo
parole”. Con
questo si è meritato un’accusa di plagio visto che un altro
candidato si era
difeso da una simile accusa nella stessa identica maniera.
Dal lato
repubblicano, le ultime vittorie del senatore dell’Arizona, John
McCain, lo
portano sempre più vicino alla nomina con 918 delegati contro i
217 dell’ex
governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee. C’è molta speculazione
sulle
motivazioni di Huckabee di rimanere in gara. C’è chi dice che,
pur non
aspettandosi un vero miracolo o un’offerta per la vicepresidenza, sta
facendo
un investimento per il futuro. Pur nelle sconfitte, sta raccogliendo
percentuali alte di consenso spendibili in una futura campagna
presidenziale.
Altri dicono che sia anche per principio, perché rimangano in
discussione i
valori conservatori che lui rappresenta. Queste vittorie dovrebbero,
però,
aumentare le pressioni su Huckabee perché si ritiri, permettendo
al partito di
unirsi dietro un singolo candidato, cosa che sarebbe molto opportuna
visti gli
ultimi sondaggi. In una competizione nazionale fra McCain e Clinton
quelli
dell’USA Today/Gallup prevedono un solo punto di vantaggio per McCain
(49/48),
quelli dell’AP-Ipsos, un punto di vantaggio per la Clinton (45/46), e
quelli
del Time in pareggio (46/46). Ma in una finale fra McCain e Obama, le
cose per
i repubblicani peggiorano: l’USA Today/Gallup darebbe 4 punti di
vantaggio ad
Obama (46/50), l’AP-Ipsos, idem (42/48, e Time 7 punti (41/48).
giogia@giogia.com Ritornare alla lista