Italian Perspectives                                                              
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

L’Opinione delle Libertà, Edizione 4 del 08-01-2008

Oggi si tengono le elezioni primarie nel New Hampshire, dopo il voto di Wyoming e Iowa

“Ballot, not bullet” i caucus non-violenti

 Vale la pena vedere come funziona la democrazia diretta dei caucus, dove comuni cittadini discutono di politica senza ricorrere ad alcuna forma di violenza fisica o verbale

di Sandra Giovanna Giacomazzi

Il weekend scorso nello stato del Wyoming, Mitt Romney ha avuto la vittoria strappatagli nellIowa da Mike Huckabee. Anticipando la data delle primarie, il partito repubblicano locale ha violato le regole che pretendano che le primarie del New Hampshire siano le prime a seguire i caucuses dell’Iowa. Lo sgarro costerà allo stato del Wyoming metà dei suoi delegati alla convention nazionale. Era disposta a pagare il prezzo sperando di attrarre più candidati, ma la mossa ha prodotto un esito molto modesto. I risultati sono: otto delegati per Mitt Romney, tre per Fred Thompson, uno per Duncan Hunter e zero a Giuliani, Huckabee, McCain, e Paul.

Oggi si svolgeranno le primarie nel New Hampshire che potrebbero produrre risultati ben diversi da quelli dell’Iowa e del Wyoming. Nell’attesa, diamo un’ultima occhiata ai tanto criticati caucuses appena svolti nell’Iowa, colmi di controversia per i loro presupposti deficit di democrazia ed eccessivo elitarismo.

Molti criticano proprio il modus operandi della conduzione dell’evento che è gestito in modo completamente diverso dai due partiti. I votanti repubblicani scrivono il nome del loro candidato preferito su un pezzo di carta, quindi col voto segreto, dopo aver sentito i discorsi fatti a favore di ognuno dei partecipanti. I votanti democratici esprimono un voto palese mettendosi letteralmente in piedi in un angolo o nell’altro di una camera. Sono applicati degli sbarramenti molto alti, almeno il 15%, e quindi i votanti dei candidati “viable” o “fattibili” cercano di convincere i votanti dei candidati “non fattibili” di venire dalla loro parte. Quindi fra allettamenti e convincimenti c’è un riallineamento continuo che può sembrare un po’ un mercanteggiamento.

Un’altra critica riguarda il tempo che richiede ai partecipanti, perché significa che le persone che lavorano, o che sono malate, o che hanno bambini da accudire a casa, difficilmente possono partecipare. Si suppone che uscire per qualche ora di sera durante i rigidi inverni dell’Iowa sia qualcosa che solo le persone più politicizzate si possono permettere. Quindi viene messa in questione la loro rappresentatività. Per di più, “absentee voting” non è permesso, per cui chi fa servizio militare o chi non si trova nel suo distretto al momento del voto, non può partecipare.

Ma la critica più forte riguarda la complessità delle regole, in modo particolare, come sono contati i voti per i caucuses democratici. Non si tratta di un semplice voto popolare. I risultati sono forniti esclusivamente in percentuali, applicando formule molto complicate, quindi non si sa mai il numero esatto dei voti. Per di più, ogni distretto può pesare i suoi voti in maniera diversa, e pareggi possono essere risolti con un nome estratto da un cappello o dal tiro di una moneta, metodi un po’ troppo casuali per un compito così solenne.

Tutte queste accuse sono sempre sembrate piuttosto logiche e giustificate. Ma quest’anno valeva la pena di guardare le quattro ore di copertura televisiva della CNN che aveva portato le sue telecamere nelle biblioteche e le mense e gli auditorium delle scuole, nelle chiese e nelle case private dove si sono svolti i caucuses. Altro che gente dell’elite! C’erano persone normalissime che presentavano i loro candidati preferiti, e che discutevano delle politiche che più avevano a cuore. Aprivano le porte della propria casa per condividere o contrastare le loro idee con i vicini di casa o con persone perfettamente sconosciute. Era quasi commovente, se si pensa al Pakistan e l’assassinio della Bhutto, e alle immagini che abbiamo visto in questi giorni dal Kenya: gente che si ammazza a vicenda a colpi di machete in seguito alle elezioni.

I partecipanti ai caucus dedicano più energia di chiunque altro ad eleggere il loro presidente. Hanno conosciuto personalmente i candidati e passano qualche ora della loro vita a discutere i loro meriti con i loro pari prima di votare. Altri cittadini prendono forse dieci minuti per andare a votare, magari lamentandosi se devono aspettare per fare qualche minuto di coda. Si denuncia tanto il costo delle elezioni negli Stati Uniti. Si dice che è tutta una questione di soldi. Bene. In Iowa è prevalso il motto: “Conta il messaggio, non il denaro”. Solo in pubblicità televisiva, Romney ha speso cinque volte quello che ha speso Huckabee. E il nero Barack Obama ha vinto in uno degli stati più bianchi (97% della popolazione) e rurali degli Stati Uniti. Forse i cittadini dell’Iowa meriterebbero di più il nostro rispetto.


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