Italian
Perspectives
by Sandra Giovanna
Giacomazzi
L’Opinione delle Libertà, Edizione n. 7 del 16 gennaio 2009
Liberali, puri e duri
di Sandra Giovanna Giacomazzi
“Liberali puri e duri: Pannunzio e la sua eredità”, questo
il titolo del volume scritto dal presidente del Centro Pannunzio, Pier
Franco Quaglieni, pubblicato da Genesi editrice e presentato
martedì scorso al Circolo dei Lettori a Torino. Quaglieni ha
raccontato alla sala colma di partecipanti di condividere con Pannunzio
non solo il suo spirito liberale ma anche la sua predilezione per la
pigrizia, non tanto per quanto riguarda lo scrivere (Pannunzio ha
scritto relativamente poco, mentre Quaglieni ha scritto tanto) quanto
per la mancata diligenza nel ritagliare e conservare il frutto del
proprio lavoro. Tale pigrizia è stata vinta dalla rabbia,
quando, a settembre, uscì un libro su Pannunzio che non
menzionò per nulla i quarant’anni d’attività del Centro
che porta il nome di Pannunzio, neppure come nota bibliografica.
Così il frutto di quella rabbia ci ha regalato questa raccolta
di articoli e saggi su Pannunzio e il suo pensiero scritti da Qualgieni
ed altri che Daniele Capezzone, Alberto Mingardi e Dino Cofrancesco
hanno presentato martedì scorso. E’ stato Riccardo de Caria a
fare gli onori di casa, coordinare gli interventi e leggere la lettera
di lodi per l’opera pervenuta dal Ministro della Cultura, Sandro Bondi,
mentre l’onorevole Jas Gawronski, autore della prefazione, è
intervenuto telefonicamente, leggendo una lettera piena di
apprezzamenti da parte del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
I saggi contenuti nel volume di Quaglieni mettono in risalto elementi
riguardo a Pannunzio che sono rimasti oscurati per decenni, come
l’esperienza del quotidiano “Risorgimento liberale” fondato e diretto
da Pannunzio dal 1944 al 1947. Secondo Quaglieni, “Chi ha voluto vedere
in lui un laicista acre e intollerante e un antifascista pronto a
sacrificare in nome dell’unità antifascista i valori della
libertà appena riconquistata troverà nelle pagine del
libro motivo di riflessione. Pannunzio si schierò con un
manifesto liberale contro il Fronte popolare nel 1948, aderì
all’associazione della libertà della cultura di Silone e
Chiaromonte, e promosse un manifesto di condanna dell’invasione
dell’Ungheria che non ha nulla da spartire con l’equivoco manifesto dei
101 intellettuali comunisti che presero timidamente le distanze da
Mosca di fronte a Budapest schiacciata dai carri armati sovietici.”
Inoltre, nel 1967, Pannunzio “ruppe in modo definitivo amicizie
personali per la sua totale solidarietà ad Israele.”
La sua esperienza al “Mondo”, il settimanale di politica e cultura
fondato e diretto da Pannunzio dal 1949 al 1966, fu, invece, in termini
politici, “una reazione al 18 aprile 1948: all’egemonia democristiana e
alla minaccia totalitaria dei comunisti.” Pannunzio seppe, “distinguere
De Gasperi, grande statista, da Togliatti politico abile e privo di
scrupoli morali.” Quaglieni ricorda che Luigi Sturzo fu tra i
collaboratori del “Mondo”, su cui pagine sostenne la cosiddetta ‘legge
truffa’ del 1953, legge che ambiva a risolvere un problema che afflisse
la democrazia italiana per decenni: l’ingovernabilità. Quaglieni
rivendica con orgoglio il fatto che il Centro abbia ricordato Mario
Pannunzio per 40 anni con convegni , incontri, mostre, iniziative,
premi e inviti a studiosi di diverso orientamento politico, mentre
altri lo avevano messo nel dimenticatoio: assente nelle storie della
letteratura, nei manuali scolastici e nelle università. Oggi,
invece, le persone più impensabili pretendono addirittura di
essere il suo erede, un tentativo d’appropriamento indebito della
figura di Pannunzio che Quaglieni respinge con fermezza. I relatori
hanno risposto ognuno a modo suo riguardo ai pretendenti eredi
pannunziani e liberali. Per Capezzone, se tutti coloro che dicono di
essere stati presenti nella redazione del “Mondo” lo fossero stati
realmente, il “Mondo” avrebbe dovuto aver la sua sede allo Stadio
Olimpico. Per Alberto Mingardi, la “sbornia di liberalismo” che
scoppiò dopo la caduta del muro di Berlino ha prodotto lo stesso
effetto che l’inflazione fa sul valore della moneta: abbassandolo.
Professor Dino Cofrancesco, invece, si è lamentato di quelli che
fanno parte di una certa sinistra che soffrono di un inguaribile
snobismo, malati del complesso dei migliori, che pretendono dopo due
secoli di interpretare a modo proprio ciò che Tocqueville
intendeva per la “tirannia della maggioranza”.
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