Vento di Liberalismo: Dopo Tolfa, Torino (L'Opinione, 16 ottobre 2002)
Nell’ultimo mese si sono svolti due convegni di tematica liberale, uno a Tolfa ed uno a Torino. Quello a Tolfa, era senza premessa e senza promesse, ed ebbe un buon esito. Quello a Torino, beh, lì successe il contrario: Le aspettative erano grandi, i risultati meno.
Il convegno di Tolfa non reggeva nessun titolo particolare se non un vago tutto comprensivo concetto di liberalismo. Come diceva Arturo Diaconale, organizzatore e segretario generale del Centro Studi Stampa Romano F. De Sanctis, era un po’ come far pagare un pranzo alla gente senza dirle che cosa intendevi darle da mangiare. Tolfa, poi, come destinazione era tanto scomoda in termini logistici quanto attrattiva come ubicazione sul monte. In ogni modo, più di metà degli invitati sono andati lo stesso, nonostante il tragitto arduo ed il menu/contenuto ancora da scoprire. Ma forse la chiave del suo successo è proprio il concetto di convegno “ad invito”.
A Torino invece c’erano tutte le premesse per un bel successone. Un convegno organizzato con un anno di anticipo dal bravissimo Pierfranco Quaglieni, direttore del Centro Pannunzio, per il centenario della nascita di Karl Popper: una giornata di studi su “La cultura liberale tra destra e sinistra”. L’appuntamento non era in un convento nascosto nelle colline Torinese o nella Val di Susa, ma in un grand’albergo nel centro di Torino comodamente accessibile. Non era obbligatorio né essere associati al Centro Pannunzio, né possedere un invito: Bastava una semplice prenotazione. Sul programma c’erano nomi noti del passato e presente, parlamentari d’ogni aderenza politica, giornalisti, economisti, e professori universitari. Secondo Quaglieni, tale era l’interesse per questo convegno che dovettero rifiutare tanti bei nomi importanti. Alla fine però la maggior parte dei partecipanti selezionati disdissero all’ultimissima ora e Quaglieni dovette mandare a cercare nei crocicchi delle strade per raccogliere nuovi speaker poco preparati però al tema popperiano. Solo Sgarbi ha salvato la giornata con un splendido soliloquio da sofista in ogni senso della parola, nel buono e nel cattivo, sparando simpaticamente su tutti.
La giornata era talmente riduttiva rispetto alle aspettative, che Quaglieni si sentì di dover scusarsi col pubblico. Informò che le tante disdette erano dovute all’influenza, però confessò il suo sospetto che forse non in tutti i casi su trattava d’influenza di tipo raffreddore, ma piuttosto di tipo climatico. Si riferiva al clima d’intolleranza che sta crescendo nei salotti italiani e che, in effetti, si respirava fortemente durante tutto il convegno. La stessa intolleranza di cui Michele Serra sporse l’autodenuncia dicendo che c’era certa gente con cui secondo lui non si può andare a cena, e di cui Giuliano Ferrara sì occupò in una recente puntata di Otto e Mezzo su La 7.
Non è la prima volta che guastano la festa a Qualglieni e ai soci del Pannunzio. Già era successo al Salone del Libro in occasione del dibattito sul libro della Fallaci.
Forse sarebbe il caso di fare questi incontri ad “invitation only”. È inutile organizzare convegni per incoraggiare il dialogo quando la volontà di dialogare sta da una parte sola.
Proporrei anche un paio di nome da mettere sulla lista di futuri relatori: Daniele Cappezone e Benedetto della Vedova, segretario e presidente dei radicali. Portavoci di democrazia, baluardi della libertà, “whiz kids” della Bocconi, con energia da vendere ed una dialettica secondo a nessuno. Per quanto si possa condividere o meno la metodologia radicale, sono i Principi della parola e dei principi liberali, e non c’è influenza o clima che li farebbe mancare ad un appuntamento.
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