Italian Perspectives                                     
by Sandra Giovanna Giacomazzi 

Diario Extracomunitario / Lezioni di guerra  (L'Opinione, 21 maggio 2003)

Appena scoppiata la guerra, a dire il vero anche prima che scoppiasse, i miei studenti mi hanno chiesto se potevamo mettere da parte il programma e dedicare qualche lezione all’Iraq. Visto che insegno diritto ed economia, non era difficile per me impostare le lezioni in modo tale che avessero un’attinenza alla mia materia. E così ho preparato ciò che dovevano essere quattro lezioni: La prima dedicata alla lettura di tre articoli di giornali, scritti da persone direttamente coinvolte in questa guerra o in quelle recenti, che spiegavano perché secondo loro non c’era altro modo per disfarsi della dittatura di Saddam Hussein. La seconda dedicata ad una serie di domande proveniente dai miei studenti via e-mail o a voce riguardo alle mie opinioni sui fatti.

La terza, una scheda tecnica con tutti i fatti riguardanti la prima guerra del Golfo, le date, i tempi, le dinamiche, l’ampiezza dell’alleanza, il ruolo dell’ONU in quel conflitto; il limite del suo mandato; il dibattito sofferto sul ritiro, cioè il dilemma fra rispettare la lettera del mandato e andarsene visto che il Kuwait era stato liberato o ascoltare le proprie coscienze approfittando della presenza militare alle porte di Baghdad per rovesciare il regime di Saddam Hussein, intuendo che non farlo allora avrebbe significato rimandarlo ad un futuro incognito; il presente conflitto; la composizione, il ruolo, e le procedure del Consiglio di Sicurezza; e il dibattito sulla legittimità del conflitto e quello sul futuro dell’ONU. La quarta lezione era riservata ad un dibattito, ma col beneficio dei fatti già appresi.

In alcune delle mie classi, non sono riuscita a procedere nell’ordine che avevo stabilito. Già, come spesso succede, gli ignoranti ignorano più di ogni altra cosa la propria ignoranza e pretendono di sapere già tutto, quindi in tante classi volevano dibattere subito. Sono stata particolarmente delusa dalle mie due quinte. In una di esse, alla fine della lezione, sembravano sinceramente dispiaciuti per il mio sgomento e mi hanno chiesto: “Ma professoressa, perché se la prende tanto?” Perché me la prendevo tanto? Dopo essermi impegnata a raccontare loro gli errori di Monaco, dopo avergli spiegato gli interessi economici petrolifici della Franca e della Russia in Iraq, molto più ingenti di quelli degli Stati Uniti, dopo che loro stessi avevano potuto osservare coi propri occhi il risultato straordinario dei soldi spesi dagli americani per fare armi precisissime e lo sforzo madornale dei soldati per usarle in modo tale da infliggere il minor danno possibile alle infrastrutture ed alla popolazione.

Dopo tutto ciò, alla fine della lezione, loro sono usciti con la seguente sparata: Tutte le guerre sono fatte esclusivamente per motivi economici, pensando anche agli appalti per lo sviluppo del dopo guerra. Hanno dichiarato che gli americani hanno partecipato alla seconda guerra mondiale non per salvare l’Europa dalle dittature e dal totalitarismo, ma per guadagnare quattrini col Marshal Plan. Un pensiero così diabolico non possono esserselo inventato da soli. È evidente che proviene dai loro cattivi maestri. E se nonostante l’eccellente rapporto che ho con loro, se dopo che mi ero spesa tanto cercando di fareli RAGIONARE, hanno ribadito con queste malvagità raccapriccianti, come diavolo facevo a non prendermela?



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