L’Opinione delle
Libertà, Edizione 206 del 28-09-2006
Lezioni di diritto, le differenze tra neri
e rossi
di Sandra Giovanna Giacomazzi
Ogni tanto una mano alzata, una domanda da parte di uno studente ti si presenta come un’opportunità d’oro per un insegnamento impensato, e qualche volta si ha la presenza di spirito di accorgercene e di approfittarne. Così mi è successo l’altro giorno durante una lezione di diritto. Stavo facendo una panoramica sui tre tipi di governo che hanno avuto vita da quando è nata l’Italia: il periodo liberale, il periodo fascista e il periodo democratico. Arrivati al periodo fascista, un ragazzo rumeno (il convitto nazionale dove io insegno ospita molti studenti dell’Est) mi domanda: "Che differenza c’è fra il fascismo e il comunismo?" Vi immaginate la scena? Tutta la classe scoppia a ridere e a deridere. "Ma come!" "Ma che razza di domanda fai?" "Ma sono due cose completamente diverse!" "Ma che stupida domanda!" La brutalità è un vero dono dei ragazzi.
Per fortuna, ho saputo mettere da parte l’ordine del giorno e cogliere l’attimo fuggente per un fuori programma. Non sempre è così. A volte è solo dopo che ti accorgi che avresti dovuto prendere il tempo per una divagazione più utile della lezione preparata. Calmato il subbuglio, anziché riprendere la lezione, sono intervenuta dicendo che la sua domanda non era affatto una domanda stupida, anzi, era una domanda importante e molto pertinente. Che effettivamente non erano poche le similitudini fra il comunismo e il fascismo.
Che erano tutt’e due sistemi totalitari che avevano oppresso i loro popoli. Che Mussolini nasce come uomo di sinistra, socialista, giornalista e direttore de "L’Avanti". Che diventa quello che diventa come reazione alla violenza dei movimenti dei lavoratori, alla nascita del Partito Comunista Italiano, al timore che tale violenza e la nascita del Pci potessero condurre ad uno sbocco simile a quello della Russia.
Che le persone che hanno
subito il fascismo
forse hanno avuto un vantaggio su quelle hanno sofferto il comunismo,
giacché i
Paesi democratici lo hanno combattuto e sconfitto militarmente e quindi
è
durato molto meno, con un numero di vittime molto minore. Che il fatto
che
siano in qualche modo simili si vede anche dalle persone che hanno
abbracciato
entrambe le ideologie. Milosevic, prima di diventare nazionalista era
comunista. Per non parlare degli innumerevoli uomini politici e
intellettuali
italiani che sono diventati zelanti comunisti subito dopo la guerra,
pur
essendo stati ferventi fascisti fino al giorno prima. Persone come
Giorgio
Bocca, Norberto Bobbio, Dario Fo, e chi più ne ha più ne
metta.
E che certamente non è un caso che quella domanda provenisse da una persona che sarà troppo giovane per aver provato le sofferenze di quel sistema, ma certamente glielo avranno raccontato i suoi genitori. E se sceglie di studiare qui in Italia, lontano dalla sua famiglia, sarà anche perché il suo Paese ne soffre ancora le conseguenze.
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