Lezioni di
diritto e di cinismo
di Sandra Giovanna Giacomazzi
Recentemente
in una mia classe di diritto con la
quale studiavamo le funzioni del parlamento e del governo, abbiamo
esaminato il
meccanismo della “questione di fiducia”. Da non confondere con il “voto
di
fiducia” con il quale un nuovo governo riceve l’approvazione del
parlamento per
il programma e il via ad un nuovo mandato, o con la “mozione di
fiducia” con la
quale il parlamento sfida l’appoggio di cui gode il governo, due
concetti che
avevamo già studiato. Così ho spiegato che nel caso della
“questione di
fiducia” è il governo a sfidare il parlamento. Ossia, quando il
governo ci
tiene particolarmente ad una sua proposta di legge e teme che potrebbe
non
raggiungere i voti necessari, può decidere di porre “la
questione di fiducia”.
Così facendo dice “se la legge non passa, il governo cade e si
rischiano
elezioni anticipate”.
I miei studenti non capivano. Ovvero capivano il meccanismo ma non
perché un
governo sarebbe disposto a sottomettersi ad un tale rischio per propria
iniziativa. Ho spiegato loro che se il governo riteneva che il momento
fosse
inopportuno per l’opposizione di andare ad elezioni anticipate, poteva
usarlo
per incoraggiarli a votare con la maggioranza. O se invece il governo
temeva
dei voti di contrasto dentro la stessa maggioranza, i cosiddetti
franchi
tiratori, poteva essere utile per evitare che la maggioranza si
dividesse.
“Allora è una specie di ricatto!” un ragazzo ha esclamato. “Ma
sì, se volete,
si potrebbe vederla così”, ho risposto. “Ah, adesso, capisco”,
ha sospirato più
tranquillo. “Mi sembrava una cosa troppo seria, troppo nobile,” diceva,
assecondato da tutta la classe.
Alla loro tenera età quando dovrebbero trasbordare di idealismo,
i liceali sono
già impregnati di scetticismo. Nonostante sette anni di tran
tran di Ciampi, il
tanto sbandierare del tricolore e la resurrezione del due di giugno
come data
di nascita della Repubblica, il cinismo verso le istituzioni è
ben annidato nei
ragazzi prima ancora di acquisire il diritto al voto. Lo spettacolo a
cui hanno
assistito in questi giorni di spartizione di poltrone per le tre
cariche più
alte dello Stato con elezioni fatte di schede bianche e di messaggi
criptati, non
li avrà aiutati a migliorare la loro percezione delle
istituzioni.
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