L’Opinione delle Libetà, Edizione 71 del 11-04-2008
Lettera aperta al candidato premier
del Partito Democratico
Caro Veltroni, la
smetta di fare l’amerikano
di Sandra Giovanna Giacomazzi
Caro candidato
Veltroni, Lei vuol fare l’americano ma da americana io le dico: “Non si
può
fare.” E le dico da cittadina italiana perché non potrà
mai ambire ad ottenere
il mio voto. Lei dice di non essere un uomo di sinistra, neanche io
sono una
donna di destra. Nella mia carriera di cittadina americana credo di
aver votato
per il partito Democratico tanto quanto quello per Repubblicano. Faccio
parte
di quell’esercito di elettori americani non schierati, indipendenti,
che
ascoltano i candidati riguardo agli “issues” e votano per quello che
più gli
corrisponde. Senza guardare se la loro bandiera è rossa o blu, o
se il loro
simbolo è l’elefante o l’asino. Faccio parte dei famosi “swing
voters”, quelli
che decidono le elezioni. Con questo spirito, in un mondo normale o in
un Paese
normale, dovrei poterla votare. Invece, per quanto lei si sia
trasformato in
moderato, per quanto il suo programma assomigli a quello del suo
avversario,
per quanto io possa condividere una gran parte del suo contenuto, non
potrei
mai votarla. In Italia, purtroppo, non posso avere la libertà di
fare lo
“swing”. E la colpa di ciò è sua e per dirlo con il
nostro Francesco Blasilli,
è quella di aver fatto troppe deviazioni a Collodi per studiare
da vicino
Pinocchio. Anzi, forse è proprio lei, che potrebbe farci una
bella “lectio
magistralis”, che oggi vanno tanto di moda, sull’arte pinocchiaresca. E
nonostante gli anni che passano, la mia memoria assomiglia di
più a quella
dell’elefante che a quella dell’asino, quindi: “I remember”, caro
compagno
Veltroni.
“I remember” che lei aveva promesso che quando avesse finito il suo
mandato
come sindaco di Roma si sarebbe ritirato dalla politica per occuparsi
della sua
tanta amata Africa. (Parlando della quale lei non ha sprecato una
parola a
notare quanti programmi ha avviato e quanti soldi ha stanziato il
governo degli
Stati Uniti). Poi lei dice di non essere mai stato comunista. Invece,
io so che
lei, nel 1976, era consigliere comunale di Roma per il Pci anche se non
vivevo
ancora in Italia. Ma mi ricordo che nel 1987 è stato deputato
del Pci e nel
1988 membro del comitato centrale sempre del Pci, entrambi proprio alla
soglia
della caduta del muro di Berlino. Ma la fine del comunismo nell’Est non
le ha
impedito di fare il direttore dell’Unità, organo del partito
defunto
ribattezzato Pds. I remember che nel 1996 fu vice premier nel primo
governo
Prodi e poi eletto segretario nazionale del rinominato Ds e come tale
eletto
sindaco di Roma nel 2001. Per non parlare della sua illustre
gioventù come
leader della Fgci romana. E adesso, dopo più di 30 anni di
carriera politica
comunista e post-comunista crea il Partito Democratico in un
trasformismo quasi
perfetto, e con quale arte! Quando non è più di moda il
comunismo il Partito
Comunista Italiano cancella le parole Comunista e Italiano e diventa
Partito
dei Democratici di Sinistra. Dopo tangentopoli, la parola “partito”
diventa
parolaccia e allora vi chiamate Democratici di Sinistra.
Adesso essere di sinistra non vi convince più e con la bacchetta
magica si
diventa il Partito Democratico. Manca solo un passo per completare il
circolo:
eliminare la parola “democratico” e diventare il partito, unico e
indiscutibile. Un ritorno alle origini. Insomma, anziché
ammettere di aver
sbagliato tutto su un sistema economico che faceva vivere nello
squallore la
sua gente, quando non la faceva morire di fame, fa finta di niente, si
presenta
come l’uomo nuovo e pretende che la gente creda che cambiando nome si
cambi
indole e che tutti i vostri torti di ieri possano trasformarsi nelle
vostre
ragioni d’oggi come se fossimo tutti degli smemorati. Pur avendo
cooptato una
parte dei cattolici, non ha imparato che per essere perdonato bisogna
confessarsi, ma oramai è troppo tardi. Lei vuol fare
l’americano, ma dovrebbe
sapere che gli americani perdonano persino i peccati di pene di un
presidente
ma non perdonano lo spergiuro.
giogia@giogia.com Ritornare alla lista