Overseas Perspectives                                                
by S. Giovanna Giacomazzi 

Scoprendo Salinger

Fra poco escono in Italia due opere che riguardano la vita di J.D.Salinger:  la traduzione italiana della biografia scritta da sua figlia Margaret e un film che si ispira al personaggio di Salinger.  Dall'America propongo alcuni commenti in anteprima sul film e a proposito della situazione del giovane Holden nel mondo scolastico statunitense.

Nella sua recensione scritta nel 1951 per il libro che sarebbe diventato poi un classico della letteratura americana, "The Catcher in the Rye" di J.D. Salinger, James Stern adottò beffardamente il linguaggio informale di Holden Caulfield:  "Questo Salinger, lui è un tipo da racconti.  E lui sa il fatto suo quando scrive a proposito di ragazzi.  Questo libro, però, è troppo lungo.  Diventa monotono."  E così via dandogli una coltellata nella schiena rubandogli prima la penna imitandone lo stile, lo slang, e la semplicità di giudizio propria dei ragazzi ancora privi del bagaglio di falsità di cui si caricano gli adulti.
 
Oltre all'essere troppo lungo per il gusto di Stern era anche troppo carico di parolacce e bestemmie per i moralisti.  Era troppo irriverente e sovversivo per i benpensanti.  Da cinque decenni il giovane Holden lotta contro la censura di destra, di coloro che cercarono di cacciarlo dalle liste delle letture nei programmi di studio dei licei in tutti gli Stati Uniti.

Non ebbero molto successo.  Un libro che derideva i genitori, la scuola, e i fasulli poteva solo trovare uno strepitoso consenso fra i ragazzi, non solo dell'America ma del mondo intero e per generazioni.  I più reticenti dei lettori scoprivano per la prima volta il gusto della lettura, divorandolo in una sola seduta.

Oggi Holden rischia di nuovo la censura.  Questa volta però l'attacco viene dalla sinistra.  La commissione letteraria della National Council of Teachers of English avrebbe deciso che il libro manca di una riflessione sul multiculturalismo.    Holden non pecca più dei peccati della lingua, dell'irriverenza o sovversivismo.  Oggi si trova colpevole di delitti più gravi perché politicamente scorretti:  è razzista, sessista, ed elitario.  Insomma Holden è bianco, è maschio, ed è privilegiato.

Ciò che succede a Holden è solo l'ultima manifestazione di un processo al rovescio che vorrebbe cancellare l'immagine classica dell'America come "the melting pot" quel calderone che "scoglie" le differenze di razza, ricchezza, religione, e nazionalità nella ricerca e nell'esercizio della democrazia. Agli inizi degli anni novanta, Arthur M. Schlesinger, Jr. scrisse "The Disuniting of America," un libricino nel quale ci raccontò con molta eloquenza i pericoli che correvamo permettendo che una salutare coscienza etnica oltrepassasse i limiti, facendo sì che la nostra società diventasse ostaggio di qualsiasi pretesa da parte di gruppi di pressioni.

Ciò che fece più impressione in questo libro era il racconto del senso di paralisi e frustrazione di molti professori di storia che si sentivano minacciati dall'ondata di iconoclastia che stava infiltrando le università.  Percepivano l'obbligo ad affrontare certi argomenti storici obliquamente per non offendere certe minoranze.  Anziché insegnare storia, si pretendeva che insegnassero una specie di commemorazione pietista etnica.  I corsi di storia diventarono corsi di psicologia perché le minoranze potessero sentirsi meglio.  Si rischiava così di perdere l'intento della storia che era di incoraggiare un'accurata comprensione del mondo e promuovere se mai ideali unificanti come la tolleranza, la democrazia, e i diritti umani.

Adesso gli insegnanti d'inglese vorrebbero convertire anche l'insegnamento della letteratura in sedute di terapia psicologica consolatoria.  Vorrebbero usare l'arte per accentuare ciò che ci divide.  Dimenticano che arte è arte perché è universale, perché comunica qualcosa della condizione umana.  Non conosce il colore della pelle, il sesso, o il conto in banca quando sa toccare le nostre anime.  Questi benpensanti nuovo stile vorrebbero fare un'arte su misura, affettata, carica di messaggi psicologici per offrire ai ragazzi dei modelli di comportamento che gli assomiglino.

Così la commissione è alla ricerca di nuovi titoli da mettere sulle liste di libri consigliati.  Libri i cui autori e protagonisti meglio rispeccino il colore della pelle e le difficoltà economiche di chi li legge.  I ragazzi non devono finire la lettura di un libro essendo toccati nella loro indole d'esseri umani.  Devono invece pensare, "Questo libro l'ha scritto un negro, quindi anche io posso scrivere un libro!"

Meno male che i ragazzi non ne vogliono sapere di queste contorsioni psicologiche.  Come Holden vedono con trasparenza la falsità del mondo degli adulti, e in questo caso la forzatura delle buone intenzioni dei loro insegnanti.  Il loro identificarsi con Holden trascende il fatto che sia bianco, maschio, e che frequenta una scuola privata.  Condividono il suo disagio.  Apprezzano l'onestà dei suoi sentimenti e la naturalezza con la quale si esprime.  Provano, come Holden, che la cultura degli adulti non ha niente da offrire loro.

Fra poco esce in Italia il nuovo film di Gus Van Sant, "Scoprendo Forrester," nella quale Sean Connery fa la parte di una figura decisamente Salingeresca:  Un autore di successo degli anni cinquanta dopo aver vinto il Pulitzer per un unico romanzo che verrà considerato poi IL romanzo americano diventa un autorecluso scrivendo sempre ma rinunciando, anzi rifiutando, la pubblicazione.  Anziché una casa in Cornish, New Hampshire, si tratta di un appartamento nel Bronx.  Nel film, per via di una bravata da ragazzi, Forrester si incontrerà con un ragazzo di colore e di talento alla quale finirà per fare da mentore, un incontro che cambierà il destino di tutti e due.

Se Van Sant avesse la stessa sensibilità ed allergia per la malalingua dei critici che ha avuto Salinger, anche lui deciderebbe di lasciare che si producessero postumi i suoi film!  I critici ne hanno dette di tutti i colori su questo film, che ripropone la tradizione del subgenere iniziato proprio da Van Sant con Will Hunting contrapponendo le figure: padre surrogato e ragazzo genio.
 
I critici accusano Van Sant di essersi venduto a Hollywood.  Dicono che ha girato questo film con un occhio agli Oscar.  (Se così fosse, non ha funzionato: lo hanno ignorato.)  Che solo uno come Connery poteva interpretare un tale personaggio senza che sembrasse clinicamente demente.  Che i tocchi di realismo urbano di Van Sant non fanno altro che accentuare le lacune della sceneggiatura scritta da Mike Rich. C'è anche chi mette in dubbio la plausibilità che uno scrittore faccia una tale scelta, a causa della sua paura paranoica di essere frainteso dai critici.  Evidentemente questo critico ha perso il capitolo nel 1974 quando Salinger ruppe il suo solito silenzio dichiarando con parole chiare la motivazione della sua scelta: che non era disposto a subire i commenti dei collerici critici.
Addirittura un critico ha scritto che solo un regista gay poteva usare una canzone come "Somewhere over the rainbow" ("Oltre l'arcobaleno" cantato da Judy Garland nel film "The Wizard of Oz") nei momenti di sincero ardore.

I critici sono stati un po' più indulgente con l'attore che fa la parte del ragazzo prodigo.
Una nota di cronaca interessante.  Il ruolo di Jamal è interpretato da Rob Brown, una novizia.  Ha provato per una parte come comparsa per pagare la bolletta scaduta di $300 del suo cellulare.  Invece si è trovato con una parte principale insieme con Connery e come nuova stella nascente del cinema americano.  Però c'è anche chi trova banali i dialoghi fra Forreser e Jamal, e piena d'insulsaggine la scrittura del ragazzo.

Il pubblico e i critici italiani potranno fra poco decidere da soli.  Il film esce in Italia a fine marzo.  La mia esperienza di spettatrice di film in lingua originale e doppiati è che i doppiatori italiani sono talmente bravi che riescono a rendere superlativi, con l'autenticità della loro espressione vocale, anche le interpretazioni originali più mediocri.

In ogni modo a me "Scoprendo Forrester" è piaciuto, ma io non faccio la critica, quindi che ne so io?  Se non altro, con l'aria politicamente corretta che continua purtroppo a tirare, almeno non è stato scelto un attore negro, un Morgan Freeman anziché Sean Connery, a fare la parte del mentore.

È stata eccellente l'interpretazione di F. Murray Abraham che si trova di nuovo in un ruolo di personaggio di secondo rango.  Come il mediocre musicista e compositore di corte nel film, "Amadeus," qui fa la parte dell'amareggiato autore di insuccesso, interpretando splendidamente quel discutibilissimo assioma: chi non sa fare, insegna.  Anzi, io riscriverei la massima, e mi permetto di credere che Salinger sarebbe d'accordo:  chi non sa fare, critica.

L'autrice vive fra Torino e la Florida e commenta fatti italiani e americani nei giornali dei due paesi e nel sito www.giogia.com.

Marzo 2001

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