Overseas Perspectives                                                 
by S. Giovanna Giacomazzi 

Odi e Vizi paralleli:  La sinistra italiana e la destra Americana

Da Americana che vive da oltre vent'anni in Italia, mi trovo sempre nella posizione di dovermi difendere dai miei accusatori di sinistra in Italia e di destra negli Stati Uniti.  In Italia vengo chiamata addirittura "fascista" amichevolmente dai miei amici di sinistra.  In America, i miei amici Repubblicani mi definiscono una "flaming liberal," come dire "comunista" se li avessimo.  Il fatto è che sono una vera Liberale in ogni senso della parola.  Nel senso europeo quando sono in Europa.  E nel senso americano quando mi trovo in America.  Anche se le definizioni del termine sono concettualmente opposte dai due lati dell'oceano.

Questo non vuole dire che io sia schizofrenica o che non abbia le idee chiare.  Neanche credo che si tratti del gusto di fare l'avvocato del diavolo.  E' più semplicemente un mio desiderio o necessità di trovare un equilibrio fra due estremi.  Credo che in Europa il settore pubblico abbia strangolato quello privato, avendo imposto un così alto costo del lavoro agli imprenditori, non li incoraggia ad intraprendere nuove attività che creerebbero nuovi posti di lavoro. In America, succede il contrario.  Il correre dietro al tanto venerato dollaro e l'atteggiamento "ognuno per sé," ha fatto sì che molti americani che lavorano si trovano senza una benché minima rete di sicurezza sociale per i tempi di emergenza.

Questo solo per inquadrare un po' chi Le scrive.  Il motivo per la mia lettera invece è un'altro.  Ho seguito le recenti elezioni nel mio paese con un'assiduità che, lo confesso, confinava con l'ossessione.  Non ho potuto seguire la stampa italiana come normalmente faccio, ma ho notato che si è criticato giustamente il ruolo anomalo delle corti in questa vicenda, anche se c'era molta disinformazione al riguardo. (Mi riferisco in particolar modo ad un editoriale pubblicato da Il Giornale  il 26 novembre 2000, intitolato "La regola infranta," e firmato da Paolo Guzzanti, amico che ammiro, ma forse a volte un po' accecato dall'amore che nutre per il mio paese.)

Sono stati criticati i Democratici per essersi rivolti per primi ad una corte, per aver voluto usare la giustizia per risolvere un problema politico, per aver infranto la sacrosanta separazione dei poteri che è la base della democrazia americana.  Beh, questo semplicemente non è vero.  Non è stato il campo di Gore a rivolgersi per primo alla giustizia.

E' vero che l'otto novembre alcuni cittadini di Palm Beach County si sono indirizzati alla corte locale, lamentandosi delle irregolarità che si erano verificate in quella contea.  Ma quest'iniziativa non era né di Gore né del partito democratico.  Quello che ha fatto Gore fino a quel punto era: 1) richiedere il conto manuale di quattro contee (nov. 9) e  2) chiedere al segretario di stato, Katherine Harris, di rimandare la certificazione dei risultati della Florida in modo di poter completare il conto manuale (nov. 10).  Era il giorno dopo (nov. 11) che una delle parti è sbarcata in un'aula di tribunale chiedendo l'interferenza della giustizia, e quella parte è stata quella di Bush, non di Gore.  La richiesta sua in quella sede era di bloccare il conto manuale che si stava svolgendo nelle contee di Miami-Dade, Broward, Volusia and Palm Beach.

Poi, non contento di questa decisione, ha deciso di rivolgersi alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Bush si era presentato durante la sua campagna elettorale come campione dei diritti locali e degli stati, demonizzando il pericolo del potere federale assetato di potere.  Non gli è neanche passato per l'anticamera del cervello che, rivolgendosi ad una corte federale per rovesciare il diritto costituzionale dello stato della Florida di controllare l'andamento delle sue elezioni come meglio riteneva opportuno, andava contro tutto ciò che egli stesso aveva predicato.  Ma come presto abbiamo capito, loro sono al di sopra delle regole e delle leggi e noi altri dobbiamo accettarlo zitti, zitti per il "bene" del nostro paese.

Perché dico, però, che i vizi della sinistra italiana sono simili a quelli della destra americana?

Innanzitutto, tutti e due hanno preso l'abitudine oramai dell'uso ed abuso della giustizia per motivi e fini politici.  I repubblicani non hanno solo sfruttato quest'istituzione come strumento della loro agenda per far arrivare il loro candidato Bush alla Casa Bianca.  Per otto anni hanno provato e riprovato di farne un uso smodato con il puro scopo di sfrattare Bill Clinton da quel luogo.  In un simile modo il centrosinistra italiana ha fatto sì che la "magistratura amica" bombardasse Berlusconi di avvisi di garanzia cominciando col vertice internazionale sulla criminalità a Napoli sette anni fa.

Anche il modus operandi è stato simile.  I persecutori di Clinton e di Berlusconi hanno adoperato la stessa metodologia che è stata usata con Al Capone, e con il medesimo scopo: farli fuori.  Scelto il bersaglio, non importava quale capo d'imputazione si trovasse o, meglio, si inventasse.  L'importante era la loro diffamazione e preferibilmente se ciò avrebbe avesse provocato anche il loro allontanamento dal campo politico.

Con Clinton non sono riusciti perché il nostro sistema presidenziale e maggioritario richiede un lungo e laborioso procedimento di impeachment.  Berlusconi è stato meno fortunato.  Il sistema parlamentare, che richiede spesso coalizioni fra più partiti, è stato la causa della sua disfatta quando Bossi lo ha abbandonato in seguito a Napoli.  Ma da noi hanno compiuto con Gore ciò che non sono riusciti ad ottenere con Clinton.

E se portiamo il paragone fino al risultato finale, il ruolo di William Rehnquist, Capo della Corte Suprema non è stato molto diverso da quello che ha svolto l'ex Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro.

Come ha detto Guzzanti in un altro articolo (Il Giornale, 10 maggio 2000) in seguito alle multiple assoluzioni di Berlusconi, ciò che è successo a Berlusconi ma soppratutto all'Italia (e quindi anche a Gore e all'America) è lo "snaturamento del rapporto fra rappresentanti e rappresentati, che è il cardine della democrazia stessa."

Un'altra somiglianza è l'odio viscerale inspiegabile, basato forse sulla gelosia, sia da parte dei Repubblicani che da parte del centrosinistra italiano, per due uomini intelligenti, capaci di comunicare la loro compassione per la gente, con idee per migliorare le loro difficoltà e la volontà di lottare per attuare programmi che renderebbero possibile ciò.
 
Allora se la sinistra in Italia riesce a fare un ribaltone di governo ignorando la volontà espressa dal voto del popolo, e se la destra in America riesce ad avere il potere con mezzi simili se non uguali, la democrazia diventa una finzione in mano ai beffatori.

Ma almeno in Italia, salvo giochi di prestigio d'ultima istanza, si può finalmente sperare di correggere l'errore e l'orrore che i magistrati si sono permessi di commettere.  In America, invece non ci sono regole per disfarsi dell'infrazione commessa.  E così, l'America ha cominciato il nuovo millenium con un fallo madornale.  Stiamo vivendo l'inizio di un'epoca ribaltonica inedita per il nostro paese.

Esiste ancora un altro difetto che la sinistra in Italia condivide con la destra in America.  La sinistra ha sempre dimostrato un certo disprezzo per quelli che dovrebbero rappresentare, un senso di superiorità nei confronti del popolo, un sottinteso "sappiamo noi ciò che è meglio per voi."  In America, è la destra a comportarsi in questo modo altezzoso.  Bush ha parlato di mettere il governo nelle mani della gente, ma ha preferito non affidare alle loro mani il conteggio dei voti, preferendo le macchine che persino il suo inventore giudicò poco accurate.  Ma poi in fine, ha preferito affidarsi ai giudici.

Se non vi ho ancora convinto che non tutti i mali vengono dalla sinistra, vi faccio presente un fatto che non credo sia stato comunicato in Italia:  Il 13 gennaio un gruppo di 524 professori di legge proveniente da 115 università diversa negli Stati Uniti hanno preso un pagina intera di pubblicità nel NYT, firmando il seguente messaggio:

"Fermando il conto del voto in Florida, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha adoperato il suo potere di agire come partigiani politici e non come giudici di una corte di legge.  Non è il compito di una corte federale fermare il conto dei voti.  Togliendo così il potere dai votanti, la Corte Suprema ha oscurato la propria legittimità.  Come insegnanti le cui vite sono state dedicate alla norma della legge, noi protestiamo."

Come si possa pretendere che noi americani rispettiamo le istituzioni del nostro paese dopo tale dimostrazione di potere anziché autorità, di nepotismo al posto del dovere delle procedure, e di un uso contorto delle norme di legge che ha premiato la lettera e punito lo spirito?  Come farò più a discutere con i miei cari amici di sinistra in Italia sull'esemplarità della democrazia in America dopo una simile menzognera messa in scena?

Febbraio 2001

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