Overseas Perspectives 
by S. Giovanna Giacomazzi 

Al Mercato dell'Influenza Politica

Un governo dei ricchi, dai ricchi, e per i ricchi.  Questo è ciò che prevede il multi-miliardario Warren Buffet se non si riesce a far passare la riforma dei finanziamenti dei partiti che viene discussa in questi giorni al Congresso degli Stati Uniti.

Solo un mese fa il famoso condottiero della Berthshire Hathaways aveva fatto scalpore insieme ad altri ultra-ricchissimi americani per i loro pensieri sulla tassa di successione, insistendo che bisognava continuare ad obbligare i ricchi a pagarla per il bene dell'America.

Buffett ha sempre qualche aneddoto molto colorito da raccontare per rendere più efficacie il messaggio che vuole impartire.  E certamente non ha mancato neanche questa volta in un editoriale pubblicato dal Washington Post per rendere l'idea del costo inflazionistico del prezzo dell'influenza politica a Washington.

Già aveva scritto un primo capitolo in un altro editoriale nel NYT raccontando come qualche anno indietro un senatore gli avesse detto giocosamente, "Warren, se contribuisci $10 millioni alla nostra campagna, puoi far cambiare i colori della bandiera americana."

Bene.  Dopo aver letto il suo articolo, l'irriverente senatore lo ha chiamato dicendogli, "Permetti che ti dia un aggiornamento.  Adesso ti costerà $20 milioni e potrai far cambiare solo un colore."

Secondo Buffett dietro queste punzecchiature scherzose risiede una verità paurosa: "L'emergere di un'economia di mercato nel mondo dell'accesso e dell'influenza politica."  Egli sviluppa poi la metafora adoperando tutti i termini del mercato per descrivere fino a che punto sia arrivato il potere di corruzione della "moneta morbida," i soldi che arrivano ai partiti e ai candidati per vie poco trasparente.

Parla di "una tendenza a spingere i prezzi in alto."  Però avverte che ciò nonostante siamo lontani da un equilibrio nel mercato.  Per coloro i cui profitti sono legati ad azioni governative, l'influenza politica risulta ancora a basso prezzo.  Ammonisce contro l'applicazione di un Darwinismo socio-economico sostenendo che se si permette che le leggi del mercato prevalgano, si arriverà al punto in cui solo ai più grassi sarà assicurata la sopravivenza.

Oramai per molti settori è molto più importante ciò che fa il governo piuttosto che quello pensano i consumatori.  Quindi, l'America delle corporazioni ha imparato che il budget per il loro lobbying a Washington può essere più importante di quello pubblicitario!

Ce ne sono tanti che protestano che una riforma dei finanziamenti dei partiti, che spesso vengono per vie traverse con pubblicità negative pagate da non si sa quali gruppi d'interesse, va contro il primo Emendamento della costituzione che garantisce la libertà di espressione, da noi detto: free speech.

Free in inglese significa non solo libertà ma anche che sia gratuita.  Ma accesso ai megafoni oramai è carissimo, altro che gratuito!  Quando i decibel si misurano in dollari, è chiaro che il circolo di chi riesce a farsi sentire diventa sempre più ristretto.  Certamente non era questo l'intenzione dei padri fondatori, e chi si attacca a quest'argomento non può farlo in buona fede.  La libertà d'espressione non è più tale quando una voce con una manciata di dollari in mano riesce a soffocare le voci altrui.

Non è così che doveva essere.  Già anni indietro nei tempi di Teddy Roosevelt, il Congresso aveva proibito alle corporazioni e i sindacati di contribuire alle campagne federali.  E negli anni settanta aveva anche limitato la somma che potevano donare gli individui.  Ma oramai ciò che è illegale è diventato accettabile quando arriva clandestinamente dalla porta di dietro.  "Una forma astutamente costruita ha avuto la priorità sulla sostanza democraticamente consacrata," dice Buffett.

Ciò che si richiede in questi giorni ai membri del congresso e senato quindi va contro il loro interesse.  Anche se sono sempre i Repubblicani a meglio approfittare dell mercato dell'influenza, i Democratici hanno dovuto imparare a stare al gioco.  Quindi ci vorrà un atto di coraggio per cambiare l'attuale sistema.  Dovranno comportarsi come uomini di stato e francamente dubito che esca una legge che cambi fondamentalmente le cose.

Visto che money talks (il denaro parla) come si usa dire qui, bisognerebbe che Warren Buffett facesse qualcosa che lui stesso ha suggerito scherzando a proposito di un ipotetico multi-miliardario eccentrico:  Offrire un miliardo di dollari al partito che vota con unanimità per la riforma.  Con la paura che basta un voto contro e l'altro partito becca il piatto, nessun rappresentate oserebbe farlo.  Così si troverebbe in una situazione più unica che rara:  un 100 a 0 nel Senato.  Il paese avrebbe la sua riforma.  E il nostro multi-miliardario ipotetico non dovrebbe sborsare neanche un centesimo!  In Game Theory sia tratta di una situazione Win/Win.

In tanto si sa già che anche con una qualsiasi riforma, si tratta di una diga come quella che fanno i castori.  I soldi trovano sempre la loro strada al potere.  Ma almeno per un po' di tempo si evita che arrivino da questo particolare, e qui cito di nuovo Warren, "sistema di fognatura."

Aprile  2001

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